A cinque anni dal crollo del Rana Plaza, in cui 1,134 operai tessili morirono sotto le macerie del mega complesso industriale alle periferia di Dacca, i lavoratori del settore continuano a lottare per ottenere migliori condizioni di lavoro e più sicurezza nelle fabbriche.
In realtà, sulla scia della tragedia del Rana Plaza, avvenuta pochi mesi dopo che un micidiale incendio di un’altra fabbrica tessile, la Tazreen Fashions, alla periferia di Dacca, aveva provocato la morte di 112 operai, l'indignazione suscitata nell’opinione pubblica mondiale ha fatto compiere diversi sforzi a livello internazionale per prevenire questo genere di disastri industriali. Da allora, misure di sicurezza sono state istituite in più di 1600 fabbriche.
Centinaia di marchi e multinazionali della moda hanno sottoscritto un accordo quinquennale vincolante per il Bangladesh sulla sicurezza degli edifici e la prevenzione degli incendi che ha imposto alle aziende l’individuazione di soluzioni atte a prevenire i rischi di analoghe tragedie, anche attraverso il coinvolgimento dei lavoratori.
L’accordo però scadrà a maggio e non tutti i firmatari hanno ancora rinnovato l’impegno attraverso una nuova intesa triennale di transizione (in attesa che il Bangladesh riveda la propria legislazione al riguardo). L’estensione di questo accordo a tutti i marchi che producono in Bangladesh garantirebbe la possibilità di svolgere ispezioni in centinaia di fabbriche aggiuntive e mettere in sicurezza la stragrande maggioranza dei 5 milioni di lavoratori impiegati nell’industria tessile del Bangladesh, che, con un giro d’affari superiore a 20 miliardi di dollari annui, è anche la seconda al mondo dopo la Cina.
(Articolo completo di Ester Crea domani su Conquiste Tabloid)