È diventato un capitolo strategico per il futuro dell’Europa. E i Paesi dell'Ue non sono riusciti a trovare un accordo su una proposta che prevedeva l'imposizione di pesanti dazi sui veicoli elettrici cinesi. Sarà la Commissione europea a superare l'impasse e a decidere le tariffe. I Paesi dell'Unione europea non sono riusciti a trovare un accordo sull'opportunità di imporre tariffe più severe sui veicoli elettrici prodotti in Cina. La votazione si è conclusa con un numero eccessivo di astensioni, costringendo la Commissione europea a superare l'impasse e a portare avanti la sua proposta.
La votazione si è tenuta ieri al Comitato difesa commerciale, un organo composto da funzionari dei 27 Paesi membri dell'Ue.
Per approvare o respingere la proposta della Commissione di imporre nuovi dazi era necessaria la maggioranza qualificata dei Paesi europei (15 Stati membri su 27 con almeno il 65% della popolazione totale dell'Unione). Il risultato è stato dieci Stati a favore (tra cui l'Italia), cinque contro e dodici astenuti. In questo caso la Commissione europea può procedere e fare entrare in vigore l'iniziativa. Il voto dei vari Paesi non è stato reso pubblico, ma da fonti comuntarie trapelano alcune indicazioni: Francia e Paesi Bassi erano favorevoli, l'Ungheria fermamente contraria. La Germania, il cui settore automobilistico aveva esercitato forti pressioni contro i dazi, sembrava pronta ad astenersi, ma invece alla fine ha votato contro.
L'elevato numero di astensioni riflette le remore sul modo in cui l'Ue dovrebbe affrontare la questione: i timori di ritorsioni commerciali sembrano aver smorzato la determinazione di molti governi nell'imporre dazi commerciali.
"Non commentiamo il voto dei singoli Stati membri poiché il voto in Consiglio non è pubblico", ha tenuto a precisare un portavoce della Commissione Europea rispondendo ad una richiesta di commento dell'opposizione di Berlino alla misura dei dazi sulle auto elettriche cinesi importate in Europa. "Abbiamo ottenuto il sostegno necessario per andare avanti con i dazi", ha notato il portavoce, che allo stesso tempo ha sottolineato come il dialogo con la Cina "continui per trovare una soluzione in linea con le regole della Wto".
Poi c’è una realtà da sempre conosciuta ed evidenziata anche dal report di Mario Draghi. .La competitività passa per le piccole e medie imprese. La strada tracciata proprio dall’ex presidente della Bce per rilanciare in grande stile l’Unione europea non può prescindere dalla Pmi. Queste ultime rappresentano praticamente l’intero tessuto produttivo industriale dell’Ue, sono il 99% delle aziende attive, e vanno messa al centro della ‘nuova Europa’, sempre che il rapporto Draghi non venga rivisto al ribasso dagli Stati membri. I governi iniziano a ragionare su come alimentare le Pmi europee, e l’Eurogruppo di Lussemburgo della prossima settimana segnerà l’inizio di un ragionamento volto a garantire e migliorare i finanziamenti che serviranno.
Tra i temi all’ordine del giorno anche il finanziamento delle piccole e media imprese. Nessuno si faccia illusioni: non sarà l’Eurogruppo il momento della svolta, ma solo un confronto, un ragionamento in vista delle proposte legislative che la seconda commissione von der Leyen dovrà mettere a punto una volta esaurito l’iter di formazione, tra audizioni dei commissari candidati e voto finale. Ma si inizia a pensare ai modi, agli strumenti e alle opzione per "facilitare" il finanziamento delle Pmi, assicurano fonti Ue. Non si vuole perdere tempo, al contrario si vuole essere pronti per quando la Commissione europea sarà pronta.
In questo ragionamento ancora tutto embrionale un posto trova la Banca europea per gli investimenti (Bei). A questa si guarda per canalizzare le risorse che servono per fare impresa, e farla meglio. Non a caso la presidente dell’istituto di credito europeo, la spagnola Nadia Calviño, è stata invitata per discutere con i ministri economici degli Stati membri (non solo quelli dell’area dell’euro, ma pure quelli dei Paesi Ue senza moneta unica), per una presentazione di quanto fatto e di quanto si potrebbe fare da qui in avanti. Il tema specifio si inserisce nel più ampio obiettivo politico di completamento del mercato dei capitali, argomento non proprio pop, ammettono a Bruxelles, eppur fondamentale per un nuovo, maggiore, peso economico dell’Ue sulla scena globale. "E’ un argomento che si trova nei rapporti Letta e Draghi, e l’obiettivo dell’eurogruppo è proseguire con il dibattito", garantiscono le stesse fonti comunitarie.
Rodolfo Ricci