Venerdì 22 novembre 2024, ore 18:33

Bruxelles 

Allarme Ue sul gas: torna lo spettro di nuova fiammata dei prezzi 

Lo spettro della crisi energetica torna ad agitare il Vecchio Continente. E l'Ue deve essere pronta allo "scenario peggiore" per le forniture di gas, tracciando la sua rotta per salvare il prossimo inverno. L'avvertimento netto di Bruxelles, contenuto in un documento interno rivolto ai Ventisette, richiama l'attenzione sulla scadenza prevista a fine anno dell'accordo quinquennale siglato da Mosca e Kiev nel 2019 per garantire il transito dei flussi verso i Paesi membri. Un contratto che il governo di Volodymyr Zelensky ha già fatto sapere di non avere alcuna intenzione di rinnovare. E che Palazzo Berlaymont dà per scontato finisca.

Uno scenario davanti al quale le forniture all'Europa dalla Russia - ora ridotte al 15% - scenderanno di un ulteriore 5% e che, sommato all'annuncio dell'Opec+ di estendere i tagli alla produzione di petrolio fino alla metà del 2024 e alla crisi nel Mar Rosso, potrebbe fare impennare l'inflazione e i prezzi energetici. Con un impatto pesante sull'intera economia continentale già alle prese con una ripresa fragile. La sicurezza dell'approvvigionamento, nella visione di Palazzo Berlaymont, richiederà uno stretto monitoraggio e coordinamento per "garantire l'inverno 2024/2025".

Dall'inizio dell'invasione in Ucraina le azioni per affrancarsi dalla dipendenza energetica di Mosca entro il 2027 - tra investimenti nelle rinnovabili e diversificazione dei fornitori -, è la sottolineatura, hanno dato i loro frutti. Numeri alla mano, nel 2023 il gas russo era solo il 15% dell'import totale Ue (pari a 43 miliardi di metri cubi, di cui 18 miliardi di metri cubi di gnl) rispetto a una quota che superava il 50% (circa 150 miliardi di metri cubi) prima del conflitto. A contribuire al successo anche gli acquisti congiunti Ue con quattro aste che nel corso degli ultimi dodici mesi hanno fatto incontrare domanda e offerta per un valore di circa 42 miliardi di metri cubi di gas.

E grazie alle misure di emergenza che hanno preso forma a partire dall'estate del 2022, Bruxelles stima anche una riduzione della domanda di gas del 18% - oltre il taglio auspicato del 15% -, con un risparmio di circa 101 miliardi di metri cubi. Lo stop dell'accordo di transito dalla Russia potrebbe portare però presto portare a una perdita di circa 5% dei flussi, a danno soprattutto dell'Europa centrale e sud-orientale. Una prospettiva che, se abbinata a una prolungata ondata di freddo, potrebbe creare "le condizioni peggiori". Con costi di trasporto più elevati determinati dalla ricerca di rotte alternative da parte dei Ventisette e dai "prelievi di stoccaggio" che potrebbero rendere la diversificazione più difficile e costosa.

Lo scenario allarma soprattutto Austria, Ungheria e Slovacchia. Il dialogo con le capitali, nella rassicurazione di Bruxelles, è "stretto" e i bilaterali "in corso". La corsa contro il tempo però è appena iniziata. La data è segnata in rosso nel documento: il primo gennaio 2025 l'Europa potrebbe non avere "più flussi di gas in transito dall'Ucraina".

Ed è arrivato a fine mattinata l'accordo politico tra i ministri  Ue dell'Energia per prorogare di un anno, fino al 31 marzo 2025, le misure per il taglio coordinata del consumo di gas di almeno il 15% rispetto ai volumi medi registrati nel periodo dal 1° aprile 2017 al 31 marzo 2022. La Commissione europea ha avanzato la proposta ai governi lo scorso 27 febbraio, trasformando però il regolamento di emergenza adottato ad agosto 2022 in una semplice raccomandazione (non vincolante).

Rodolfo Ricci

( 4 marzo 2024 )

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