È presto per parlare di ripresa, ma i dati economici segnalano che l'economia dell'area euro tiene e sembra scongiurato il tracollo che ci si attendeva pochi mesi fa. Legna al fuoco dell'ala della Bce che preme per un rialzo aggressivo dei tassi, ma con Fabio Panetta le 'colombe' del Consiglio direttivo tornano a farsi sentire. I segnali di 'resilienza' europea c'erano da tempo, e hanno a che fare con il calo del prezzo del gas che ha allontanato lo spettro di un inverno di razionamenti energetici di cui si era parlato in autunno. Ieri una conferma ufficiale arriva da S&P Global, il cui indice Pmi che misura l'attività economia nel manifatturiero e nei servizi a gennaio segna il terzo aumento consecutivo. E sale da 49,3 di dicembre a 50,2, superando quindi la soglia di 50.0 e che separa la contrazione economica dall'espansione e tornando ai massimi da luglio 2022.
E se il Pmi della sola Germania resta in negativo (sale da 49 a 49,7), le prospettive per il 2022 migliorano anche per il motore economico d'Europa: il governo tedesco, secondo l'agenzia Bloomberg, si appresta ad aggiornare le previsioni per il 2022 a una crescita dello 0,2%, rispetto a un -0,4% che aveva messo in conto lo scorso ottobre. Rispetto a quella che dovrebbe essere una buona notizia per i bilanci, tuttavia, la reazione dei mercati non è di gran festa ma spread in calo a 176, con rendimento del Btp che torna sotto al 4% al 3,9%. A spiegare l'atteggiamento tiepido degli investitori è l'impatto che questi numeri avranno sulle prossime mosse della Bce. "Con i timori di recessione che si attenuano, il forte potere di prezzo delle imprese e il mercato del lavoro solido manterranno la Bce su una traiettoria di decisa restrizione monetaria", spiega l'economista di Unicredit, Tullia Bucco. "Per la prossima settimana ci aspettiamo un altro rialzo da 60 punti base e un discorso 'da falco' coerente con un picco del tasso sui depositi in zona 3,5%" dall'attuale 2%. La Bce, insomma, dopo i dati che peraltro confermano la buona salute del mercato del lavoro, sarà ancora decisa contro l'inflazione: che è pure scesa al 9,2% a dicembre, ma con una dinamica dei prezzi di fondo (senza energia e alimentari) che al contrario accelera: 5,2% a dicembre.
Christine Lagarde ha promesso che manterrà la rotta delineata a dicembre, quando aveva preannunciato rialzi dei tassi al ritmo di mezzo punto per volta. Intanto, però, fra numerose dichiarazioni dei 'falchi' che chiedono di non rallentare, le "colombe" tornano a farsi sentire. Col governatore di Bankitalia Ignazio Visco, che invoca più prudenza. Poi con Panetta, membro del Direttorio della Bce, critico sulla tendenza di numerosi governatori, nelle ultime settimane, a 'impegnare' la Bce sul ritmo della normalizzazione monetaria. "Qualsiasi indicazione incondizionata - ossia slegata dall'evoluzione prospettica dell'economia - che vada oltre febbraio si discosterebbe dal nostro approccio basato sui dati". Dalla stretta Bce "è difficile immaginare un rischio Paese" per l'Italia se il governo manterrà una politica fiscale che nella manovra è "rimasta prudente".
Rodolfo Ricci