Nell’ambito di una più ampia strategia di rilancio del tessuto produttivo e dell'occupazione nel Sud si istituisce una nuova Zes, la Zona economica speciale, comprendente l'intera area del Mezzogiorno che, dal 1° gennaio 2024, sostituirà le attuali 8 Zone economiche speciali. La precedente organizzazione, limitate alle aree retroportuali del Sud, non ha consentito di raggiungere appieno gli obiettivi posti alla base dell'introduzione nel nostro ordinamento di tale strumento, ovvero la necessità di attrarre investimenti nelle aree del Mezzogiorno maggiormente connesse ai flussi commerciali internazionali. Sotto il profilo delle agevolazioni fiscali rivolte alle imprese, viene introdotto uno specifico credito di imposta da concedere alle imprese che effettuano l'acquisizione dei beni strumentali nuovi nell'ambito della Zes Unica. Sottolinea la premier Meloni: ”La Zes è una grande vittoria ed opportunità, vuol dire che il Sud può competere ad armi pari con tutti, con il resto della nazione ed essere maggiormente in linea con il resto del Paese”.
Inoltre, al fine di consentirne un più efficace e razionale utilizzo delle risorse dedicate alle politiche di coesione, il testo prevede il rafforzamento del coordinamento tra le risorse europee e nazionali per la coesione, le risorse del Pnrr e le risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione per la programmazione 2021-2027. In particolare, si definisce un percorso di programmazione condivisa tra regioni e governo che assicura l'unitarietà strategica degli interventi ed il pieno rispetto delle finalità dei fondi, connesse alla riduzione dei divari territoriali. Il decreto istituisce il portale web unico nazionale per la trasparenza delle politiche di coesione, con l'obiettivo di sostenere la trasparenza e garantire a tutti i cittadini l'accesso ai dati relativi alla programmazione e attuazione degli interventi finanziati dalle politiche di coesione.
Il decreto innova la Strategia nazionale per lo sviluppo delle aree interne, che oggi riguarda solamente 1.824 comuni abitati da circa quattro milioni di cittadini rispetto ai 4.000 comuni dove risiedono circa 14 milioni di persone.
Nel decreto si prevede l'assunzione a tempo indeterminato di 2.200 persone, di cui 71 risorse previste a livello centrale, 250 per le Regioni e 1.879 per i Comuni con l'obiettivo di rafforzare la capacità amministrativa per l'attuazione delle politiche di coesione. L'obiettivo è quello di evitare che il nuovo ciclo di programmazione sperimenti le medesime difficoltà che hanno determinato gli storici ritardi che caratterizzano il nostro Paese nell'impiego delle risorse destinate alle politiche di coesione.
Fa sapere il ministro per gli Affari Ue e il Pnrr Fitto: ”Il decreto Sud prevede anche 2.200 assunzioni pagate con risorse europee fino al 2029. 71 unità andranno nell'amministrazione centrale; mentre tutte le altre andranno in capo alle regioni e ai comuni”.
Giampiero Guadagni