Telecom è sempre più francese. A poche ora dalla comunicazione alla Consob da parte di Vivendi circa il possesso del 20,03% del capitale di Telecom Italia, anche il finanziere francese Xvier Niel ha fatto sapere di essere salito al 15,14% dell’azienda. La partecipazione di Niel, si apprende dalla comunicazione alla Consob, risulta composta da una partecipazione potenziale pari al 10,033% del capitale con diritto di voto derivante dalla stipula di sei differenti contratti di opzione "call" a cui si aggiungono "altre posizioni lunghe pari al 5,109% del capitale con diritto di voto". I sindacati non nascondono la loro preoccupazione. In una nota Annamaria Furlan, segretaria generale della Cisl, sottolinea come l’operazione, pur rispondendo a logiche di mercato del tutto legittime, rischi di consegnare il controllo del gruppo in mani transalpine.
"Purtroppo - sottolinea la sindacalista - un altro pezzo della nostra industria viene controllata fuori dai confini nazionali. Telecom è una azienda strategica per il Paese e di fondamentale importanza per la crescita e per lo sviluppo. Il primo pensiero - aggiunge - va alle nostre lavoratrici e lavoratori di Telecom. Il sindacato vigilerà con molta attenzione per tutelare gli interessi dei dipendenti. Una cosa sono gli investimenti, altra cosa è una operazione finanziaria di cui non sono ancora chiari i contorni”.
Stando ai commenti della stampa francese, comunque, è improbabile che Niel e Bolloré decidano di collaborare. Pare, infatti che il patron di Vivendi pensasse di essere il solo in corsa per il controllo di Telecom e che sia stato preso in contropiede dalla mossa di Niel. Del resto, i due non hanno mai lavorato insieme e ogni mossa comune li costringerebbe ad acquistare il saldo capitale, un investimento di oltre 18 miliardi di euro, scenario poco probabile. Tuttavia, il blitz di Niel potrebbe indurre Vivendi, che è già primo azionista con il 20,03%, ad aumentare ulteriormente la propria quota accelerando i propri piani e chiedendo rapidamente una presenza nel consiglio di amministrazione.
Da qui la richiesta, da parte della Cisl, di un incontro con il Ministero dello sviluppo economico per una valutazione complessiva del quadro che si sta delineando e delle possibili ricadute occupazionali. ”In quest’ottica - conclude Furlan - l’accordo sottoscritto dalla Fistel Cisl il 27 ottobre 2015, con la definizione del Piano Industriale, assume un valore immenso per il futuro dell’azienda e per i lavoratori".
Come sottolinea Giorgio Serao della segreteria nazionale della federazione di categoria dal suo profilo Facebook, l'intesa siglata da tutti i sindacati confederali con la sola eccezione della Cgil "garantisce i lavoratori a fronte di azioni speculative e finanziarie. Rimanere fermi - aggiunge - avrebbe dato libertà di azione ai nuovi padroni di oltralpe".