Venerdì 22 novembre 2024, ore 18:34

Pnrr 

Sud, risorsa per tutti 

In Italia la crescita rallenta, anche se in in misura meno marcata rispetto ad altri Paesi europei. A dirlo è il premier Draghi nella conferenza stampa seguita al Consiglio dei ministri che ha approvato la riforma del Consiglio superiore della magistratura.
Draghi ricorda però che “ci sono rischi, dati dal prezzo dell'energia, dall'inflazione e tensioni geopolitiche che possono nascere nei prossimi speriamo mesi o forse settimane”. L'importante è “mantenere la crescita che ci permette di affrontare l'elevato rapporto debito-Pil, di affrontare con fiducia i mercati”. Il Governo è pienamente impegnato su questo e “il Pnrr sta andando molto bene. A proposito, il ministro dell'Economia Franco, rispondendo ai giornalisti, ha sottolineato che “il Pnrr nasce avendo in mente l'obiettivo dell'inclusività. Il 40% delle risorse del Pnrr è rivolto alle regioni meridionali. Il recupero delle regioni meridionali è nell'interesse fondamentale del nostro Paese”.
Aggiunge Franco: “Da circa 40 anni Pil pro capite delle regioni meridionali non recupera più rispetto al centro nord, è inferiore del 40%. Il Pnrr è uno strumento con cui riavviare questo recupero che è fondamentale per tutto il paese. Questo non implica che il piano debba trascurare il Centro nord che dovrebbe ricevere intorno al 60% delle risorse. Abbiamo cercato di venire incontro alle amministrazioni del Nord”,
Un riferimento chiaro, quello del ministro dell'Economia, alla polemica sorta all'indomani della diffusione di uno scambio di battute fuori onda tra il sindaco di Milano Sala con il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, in cui Sala lamentava che sul Pnrr c'è "Sud-sud-sud".
“Le risorse del Pnrr al Sud sono un'opportunità anche per il Nord. L'innovazione facciamola insieme”, era stata la replica immediata della ministra per la Coesione territoriale Carfagna. Controreplica il sindaco di Milano esortando ad evitare il rischio di una spesa pubblica che non favorisce lo sviluppo omogeneo delle zone d'Italia.
Sul tema interviene il segretario generale della Cisl Sbarra, per il quale “il Mezzogiorno deve diventare una vera grande questione, non solo nazionale ma anche europea". Sbarra si dice “fiducioso sul fatto che il Pnrr, anche su sollecitazione del sindacato, abbia determinato il vincolo del 40% di risorse da assicurare necessariamente alle aree meridionali. Nei prossimi cinque-sei anni avremo davanti risorse imponenti da spendere per rimettere in moto la crescita, lo sviluppo, la qualità e la stabilità del lavoro, soprattutto nel Mezzogiorno". Il segretario della Cisl ha poi continuato: "dei 500 miliardi che avremo da spendere nei prossimi 5-6 anni, tra Pnrr, riprogrammazione dei fondi comunitari e Fondo sviluppo e coesione, quasi 200 sono destinati al Mezzogiorno. Si tratta di una straordinaria e grande opportunità per il Sud per fare grandi investimenti su infrastrutture, reti energetiche digitali, vie di comunicazione, messa in sicurezza del territorio, rilancio della politica industriale e di politiche sociali che abbiano il tratto della inclusività e della solidarietà soprattutto per le fasce deboli".
Il Pnrr dovrebbe consentire di invertire il trend che, tra il 2008 e il 2018, ha visto scendere la spesa pubblica per investimenti nel Mezzogiorno da 21 miliardi a poco piùdi 10. Il Pnrr prevede per il Sud circa 82 miliardi, cioè il 40% delle risorse territorializzabili (che sono pari a 206 miliardi). Il Mezzogiorno potrà dunque beneficiare di un’elevata quota di risorse, se confrontata con la popolazione residente (il 34% del totale) e con il contributo al Pil nazionale (22%).
Oltre ai finanziamenti del Pnrr, al Sud saranno destinati anche 8,4 miliardi provenienti dal ReactEU, 54 miliardi dei Fondi strutturali e di investimento europei (relativi al periodo 2021-27), 58 miliardi del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (sino al 2030) e circa un miliardo del Just Transition Fund.
Giampiero Guadagni

( 11 febbraio 2022 )

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