Di fronte alle morti sul lavoro, mediamente tre al giorno, fatto indegno per un Paese civile, ”non è più tempo di solidarietà, dobbiamo passare alle azioni concrete. Più vigilanza, più verifiche nei luoghi di lavoro. Ci sono 800 nuovi ispettori in formazione, dico alla Ministra: accelerate per mandarli sul territorio. E dico anche: assumetene di più”. Così il segretario generale della Cisl Sbarra, ospite giovedì sera alla festa nazionale di Italia Viva al Castello di Santa Severa. Ma, osserva Sbarra, anche il sindacato ”deve fare di più nel denunciare le esternalizzazioni, i subappalti al massimo ribasso”. C’è una ricerca dalla quale emerge che su 10 aziende, 9 presentano aspetti di violazione alle norme in materia di salute e sicurezza. E' un fenomeno che si sta allargando ”e noi dobbiamo porci il problema di come fermare questa lunga scia di sangue”. L’appello di Sbarra, rilanciato anche dalla dirigente di Iv Bellanova, è stato immediatamente raccolto dalla ministra del Lavoro Calderone che dallo stesso palco si è impegnata ad ”ampliare il contingente di personale dedicato alle ispezioni sul campo anche con l’assunzione di nuovo personale tecnico”. Inoltre, ha assicurato, ”in tempi brevissimi porteremo la qualificazione delle imprese, la patente a punti. Uno strumento importante, qualificare le aziende vuol dire capire quali capacità hanno di adempiere alle prescrizioni sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro”. Quanto al salario minimo, Calderone ribadisce: ”Più che parlare di un numero in particolare, ovvero i 9 euro, bisogna ragionare sul tema della qualità della contrattazione che non è data solo dalla retribuzione oraria lorda ma anche dagli strumenti accessori”. Altro tema sensibile è il Jobs act. Per la Ministra ”ci sono sicuramente interventi che vanno rivisti però non è un impianto normativo che aumenta la precarietà”. Secondo Calderone ”è una norma scritta con razionalità e in modo comprensibile, un intervento riformatore che tocca temi nevralgici di sviluppo del mercato del lavoro”. Invece ”quello che è stato fatto per modificare il Jobs act con il Decreto dignità ha prodotto soltanto lavoratori usa e getta dopo 12 mesi”. Preoccupata si dice l’ex Ministra Bellanova: ”Incardinare su chi ha seguito il Jobs Act l'odio sociale è una scelta irresponsabile”". Anche Sbarra ritiene il Jobs Act ”un provvedimento molto coraggioso e innovativo che ha dato un forte impulso anche al lavoro a tempo indeterminato e bisogna essere molto cauti all'idea di considerarlo come un elemento da sfasciare e distruggere perché rischiamo di riportare le lancette dell'orologio indietro”. Il provvedimento ”non era privo di lacune, ma ci ha aiutato a spostare l'equilibrio dalla tutela individuale a quella collettiva e alla tutela della persona nel mercato del lavoro e diede forte impulso alle norme sulla promozione del lavoro”. Inoltre ”ha allargato gli ammortizzatori sociali estendendoli alle piccole imprese che non avevano nulla”. Sbarra aggiunge: ”Oggi in Italia si parla di lavoro povero, che è grande emergenza del Paese, ma è un’illusione affrontare questo tema complesso e pensare di risolverlo riducendo la questione solo al salario minimo”. Il numero uno di Via Po ha sottolineato l’importanza di non distruggere il sistema contrattuale. ”Vogliamo stare dentro la cornice della direttiva europea che manda a dire all'Italia non di fare legge indicando una cifra ma di rafforzare, consolidare, estendere la contrattazione collettiva. E una volta tanto che l'Europa ci indica come il Paese migliore, non lasciamo questa strada per inseguire le esperienze dei Paesi peggiori”. “Le forze politiche devono evitare una dialettica divisiva nell'affrontare le riforme istituzionali. Dunque, no a veti e bandierine, evitare di ripetere gli errori del passato”. Carlo Bonomi sceglie l’assemblea annuale di Confindustria, la sua ultima da presidente, per lanciare un appello ai partiti ma anche per ribadire la posizione degli imprenditori sul salario minimo, non sufficiente da solo a risolvere il problema del lavoro povero, e per sollecitare regole semplici e chiare sul fronte della sicurezza sul lavoro con azioni ex ante più che ex post. Ad ascoltarlo venerdì mattina, nella sala dell'Auditorium Parco della Musica, il presidente della Repubblica Mattarella, accolto da una standing ovation, che ha poi preso la parola: la prima volta per un Capo dello Stato sul palco dell'assise pubblica dell'associazione degli industriali. In prima fila la premier Meloni con la squadra di Governo quasi al completo e i presidenti di Camera e Senato.
Il leader di Confindustria, nella Giornata internazionale della democrazia, ha sottolineato che ”democrazia, libertà, Stato di diritto non sono negoziabili: implicano un esercizio di coscienza costante, azioni coraggiose e speranza”. Confindustria ”riconosce nella democrazia un valore universale e nella Costituzione una stella polare”. Del resto la democrazia ”è anche il cuore di un sistema produttivo plurale e aperto, che ha reso la nostra economia una delle più avanzate al mondo”.
Stato dell'economia, manovra, Pnrr non hanno volutamente trovato spazio nella relazione di Bonomi che però, nella conferenza stampa seguita all'assemblea, è tornato a chiedere che il taglio del cuneo fiscale diventi strutturale, disponibile a ”rinunciare a tutti i 14 miliardi di tax expenditure se questi vanno in quella direzione”. Nella manovra Bonomi chiede anche un sostegno agli investimenti che sono crollati. Sul nuovo rialzo dei tassi da parte della Bce (considerata un ”grande errore” dal leader della Cisl Sbarra, presenta all’assemblea) Bonomi ha sottolineato che questa ”non è la sola strada per combattere l'inflazione”. Poi una nuova bocciatura da parte del presidente di Confindustria alla tassa sugli extraprofitti delle banche, bollata ancora una volta come ”prelievo forzoso”. A nove mesi dalla fine del suo mandato presidenziale, Bonomi non ha nascosto il suo rammarico per quel Patto per l'Italia, rimasto lettera morta, definito ”un’occasione persa per il Paese”. Il Patto ”avrebbe permesso di affrontare tanti nodi, dalla sicurezza del lavoro ai rinnovi contrattuali, dei quali si poteva discutere insieme. Ora siamo a discutere di ”si o no al salario minimo”. Nel suo intervento Mattarella ha ricordato come democrazia ed economia libera siano due facce della stessa medaglia, fondamentali per il nostro Paese. Mattarella ha poi sottolineato che il lavoro è uno dei capisaldi della prima parte della Costituzione. Dal capo dello Stato l’appello ad una comune assunzione di responsabilità di fronte alle sfide che il Paese ha di fronte. E il monito a ”non cedere alla paura” con una sferzata alle tentazioni populiste che attraversano la società. La democrazia, aggiunge Mattarella, ”si incarna nei mille luoghi di lavoro e studio. Nel lavoro e nella riflessione dei corpi sociali intermedi della Repubblica. Nel riconoscimento dei diritti sociali. Nella libertà d'intraprendere dei cittadini”. Questo è il ”capitale sociale” del Paese, un patrimonio da ”non impoverire”. Si tratta di una ”responsabilità che interpella anche il mondo delle imprese: troppi giovani cercano lavoro all'estero, per la povertà delle offerte retributive disponibili” . L’Italia, insiste Mattarella, ”progredisce e si sviluppa con il dialogo tra le parti sociali”. Non poteva mancare un richiamo al tema della sicurezza sul lavoro che ”interpella la coscienza di ciascuno” al punto che sarebbero ”incomprensibili imprese che contro il loro interesse non si curassero della salute dei propri dipendenti”.
Giampiero Guadagni