I sindacati insistono nel chiedere un'azione del Governo più incisiva. Afferma il segretario confederale della Cisl Ganga in audizione sul Sostegni ter alla Commissione Bilancio del Senato: “Ci sono margini di maggiori interventi per il contrasto al rincaro dei prezzi dell'energia elettrica, sebbene le risorse messe a disposizione siano rilevanti”. Secondo Ganga “le misure sono positive ma rischiano di non essere sufficienti e sarebbe necessario venissero integrate fin da ora”. Secondo un'analisi della Cisl il maggior gettito per lo Stato per effetto di tali incrementi sarebbe pari a circa 7 miliardi sommando accise e Iva, mentre ad oggi quanto stanziato per fronteggiare i rincari energetici si aggira intorno a 5,5 miliardi tra il Fondo caro bollette pari a 3,8 miliardi e lo stanziato dal decreto Sostegni ter di 1,7 miliardi, senza contare che ulteriori 500 milioni devono essere detratti per l'utilizzo dei saldi attivi sulla manovra fiscale in legge di bilancio. Di conseguenza, risulterebbero utilizzabili almeno altri 2 miliardi. L'auspicio della Cisl è che siano “presi al più presto ulteriori provvedimenti per aumentare le risorse a disposizione al fine di fronteggiare le note difficoltà in cui si trovano cittadini, aziende ed enti territoriali”. Nel corso dell'audizione Ganga ha fatto notare che il Dl Sostegni Ter contiene un incremento dei fondi a sostegno delle attività economiche più colpite, alcune proroghe in tema di ammortizzatori sociali e esoneri fiscali e contributivi “ancora troppo limitati nel tempo e le risorse stanziate potrebbero non essere sufficienti”; in particolare sugli ammortizzatori sociali la Cisl “non condivide la scelta del Governo di non prorogare la Cassa Covid”. Insomma, si tratta di un complesso di misure che “per certi versi non risultano rispondere appieno alla gravità della situazione che ancora stanno vivendo lavoratori, famiglie e imprese”.
Il finanziamento previsto a sostegno delle attività chiuse, come turismo, parchi divertimenti e parchi tematici, stabilimenti termali, le discoteche, continua Ganga, “appare assolutamente insufficiente rispetto ai danni economici subiti da questi settori a causa della pandemia”. Come le risorse stanziate per il Fondo per il rilancio delle attività economiche di commercio al dettaglio che “potrebbero non essere sufficienti per arrestare un'emorragia che negli ultimi due anni ha visto la chiusura di decine di migliaia di attività”.
Che la questione bollette sia una “mina” sulla strada della ripresa lo dice anche il presidente di Confindustria Bonomi, il governo è ben consapevole, tanto che si appresta a varare il quarto intervento in pochi mesi.
Per oltre 1 azienda su 4, pari al 27%, il caro energia rischia di far saltare i piani di sviluppo del 2022 mettendo una seria ipoteca sulla crescita del Paese in termini di economia e lavoro. E' quanto emerge dall'indagine dell'Unione europea delle cooperative realizzata a livello nazionale in riferimento agli aiuti di ampia portata annunciati dal premier per famiglie e imprese mentre la ripresa post-Covid dell'Europa rallenta e il rischio è che il Pil, per l'eurozona e per i principali Paesi membri possa restare sotto il 4% a fine anno secondo le previsioni invernali della Commissione Ue. Il caro energia - continua Uecoop - sta squilibrando tutti i parametri economici nei contratti per la fornitura di beni e servizi o per la gestione di attività sociali, assistenziali ed educative con la rete delle 80 mila cooperative italiane che a livello nazionale - sottolinea Uecoop - impiegano oltre un milione di persone dalla salute al sociale, dai servizi alla logistica, dal turismo all'alimentare, dalla scuola allo sport fino agli spettacoli”.
Giampiero Guadagni