Il centrodestra presenterà martedì prossimo alla Camera una questione sospensiva perché le votazioni sulla proposta di legge sul salario minimo non siano prima del prossimo 29 settembre. Sul testo giovedì pomeriggio la discussione generale. Spiega il presidente della Commissione Lavoro della Camera Rizzetto (FdI): ”Come maggioranza stiamo lavorando per perfezionare le nostre proposte. Il tema dei salari è nella nostra agenda politica. Vogliamo dare risposte adeguate e dignitose ai lavoratori, non strumentali e inattuabili. La strada da percorrere dovrebbe essere quella dell’obbligo di estensione dei contratti collettivi nazionali maggiormente applicati a tutti i settori, con un focus sulle gare alla migliore offerta anche e non solo nell'alveo della Pubblica Amministrazione oltre che alla detassazione dei premi produttività”.
Aggiunge il segretario di Forza Italia Tajani: ”Sosteniamo la contrattazione collettiva come strumento per contrastare i contratti pirata. Il nostro disegno di legge propone di detassare straordinario, festivi, 13esima”.
Ma l’opposizione non si fida. Per il capogruppo del Pd in commissione Lavoro alla Camera Scotto ”la sospensiva a fine settembre equivale a dire 'non se ne fa niente'. Facile prevedere che questo tempo serva a depositare altre proposte di legge della maggioranza, improntate su ipotesi del tutto diverse. Questo presupporrà la necessità di un ulteriore ciclo di audizioni in Commissione, allungando ancora i tempi. Per di più, contrapponendo misure di carattere fiscale al salario minimo, avremo proposte di legge che comporteranno ingenti oneri finanziari. Ma, come è noto, durante la sessione di bilancio non è possibile esaminare proposte che comportano nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Quindi, nei fatti il rinvio è a gennaio, non a settembre”.
Ma per Richetti, capogruppo di Azione-Italia Viva alla Camera, ”ci sono due novità importanti: la legge non viene affossata e martedì verrà proposta e votata una sospensiva, che non è un ritorno del provvedimento in commissione ma una ripartenza in aula sul nostro testo base. Questo è il risultato del lavoro corale delle opposizioni, verso le quali la stessa premier ha aperto ad un tavolo di confronto: ora è necessario capire se c'è una anche una proposta unitaria della maggioranza, perché non si capisce se la proposta di Tajani sia condivisa da Lega e Fratelli d'Italia”.
I temi del lavoro sono stati ieri al centro del Consiglio generale della Cisl. Il numero uno di via Po Sbarra ha sottolineato che ”la Cisl continuerà a presidiare tutti i tavoli negoziali avviati con l’Esecutivo, puntando ad avanzamenti concreti per lavoratori e pensionati, per orientare riforme e investimenti in modo equo”. Prioritari in particolare ”la conferma strutturale della riduzione del cuneo contributivo, la detassazione delle tredicesime e l’azzeramento del prelievo sui frutti della contrattazione di secondo livello, risorse adeguate a rinnovare i contratti pubblici, a partire dalla sanità”. Altrettanto importante è ”un investimento nella istruzione, nel pubblico impiego e nel sistema-salute, per garantire dignità ai lavoratori e diritti di cittadinanza in ogni territorio, come pure la definizione di una previdenza più flessibile, socialmente sostenibile, inclusiva e attenta ai bisogni dei giovani e delle donne”. Nucleo centrale della rivendicazione Cisl "è una nuova politica dei redditi che rilanci pensioni e salari attraverso un'Intesa che punti a contrastare la speculazione e assicuri il controllo su prezzi e tariffe, impegni le parti a rinnovare e innovare contratti pubblici e privati". Sottolinea Sbarra: ”Il nostro mestiere è contrattare sulla base della nostra agenda sociale e giudicare i risultati del confronto con i nostri interlocutori senza sconti. L'opposizione politica la si lasci ai partiti. Le mobilitazioni di aprile e maggio hanno portato alla riapertura del confronto con il Governo”.
Le retribuzioni crescono ma continuano a perdere terreno rispetto alla corsa dei prezzi: nei primi sei mesi dell’anno, segnala l'Istat, nonostante il recente rallentamento dell'inflazione la distanza tra la dinamica dei prezzi (Ipca) e quella delle retribuzioni supera ancora i sei punti percentuali. Il calo dei salari reali, i rincari del periodo estivo e le preoccupazione per la situazione economica pesano sul clima di fiducia con un calo a luglio dell'indice per i consumatori e un aumento per le imprese. A giugno l'indice delle retribuzioni contrattuali orarie nominali segna un aumento dell'1% rispetto al mese precedente e del 3,1% rispetto a giugno 2022. Nello stesso mese l'aumento annuo dei prezzi è stato del 6,4% mentre l'inflazione acquisita a giugno per il 2023 è del 5,6%. La situazione dovrebbe lievemente migliorare nel corso dell'anno ma le retribuzioni contrattuali orarie difficilmente riusciranno a recuperare l'aumento dei prezzi. Se nel primo semestre infatti si è avuto un incremento nominale dei salari del 2,4% si attende un aumento del 2,9% nel secondo semestre per un aumento nella media dell'anno del 2,7%. Oltre la metà dei dipendenti a giugno aveva il contratto scaduto e quindi resta in attesa degli aumenti salariali. Alla fine del mese i 42 contratti collettivi nazionali in vigore per la parte economica riguardavano il 46,1% dei dipendenti - circa 5,7 milioni. In pratica la quota di dipendenti in attesa di rinnovo è pari al 53,9%, anche se in diminuzione rispetto al mese precedente (55,9%). Mediamente, i mesi di attesa per i lavoratori con il contratto scaduto sono 26,2, in diminuzione rispetto allo stesso mese del 2022 (30,7). In questo contesto, cala a luglio la fiducia dei consumatori, sale invece per le imprese grazie all'aumento per i servizi e le costruzioni.
La fiducia delle imprese si legge anche nei dati della cassa integrazione che segnano a giugno un calo delle richieste sia su maggio (-14,9%) sia su giugno 2022 (-40,9%). Una tendenza rilevabile anche nel tiraggio, ovvero nell'effettivo utilizzo della cassa che cala ancora nei primi quattro mesi dell'anno attestandosi ad appena il 21,73% delle ore autorizzate dall'Inps. .
Inoltre, a maggio l’Inps ha ricevuto 103.430 richieste di disoccupazione e Discoll con un calo del 3,4% sullo stesso periodo del 2022. Le richieste di Naspi nel mese sono state 101.945 con un calo del 3% mentre le richieste di Discoll sono state 1.485 con un calo del 26,5%. Nei primi cinque mesi del 2023 le richieste di Naspi e Discoll nel complesso sono state 637.104 con un aumento dello 0,64%.
Intanto il Governo riscrive il Pnrr. Giovedì pomeriggio dalla Cabina di regia presieduta dal Ministro Fitto è emerso che saranno 144 le misure interessate da proposte di modifica al Piano.
Le misure che la cabina di regia si propone di definanziare dal Pnrr e di salvaguardare attraverso la copertura con altre fonti di finanziamento, come il piano nazionale complementare al Recovery e i fondi delle politiche di coesione, ammontano ad un totale di 15,9 miliardi di euro. Tra le misure interessate: l'efficientamento energetico dei comuni, il dissesto idrogeologico, l'idrogeno, la gestione del rischio alluvione.
La quota di risorse aggiuntive RepowerEU a fondo perduto destinate all'Italia è pari a 2,76 miliardi di euro. Inoltre il Governo intende utilizzare la quota del 7,5% delle risorse delle politiche di coesione 2021-2027, già destinate a obiettivi assimilabili a quelli del RepowerEU.
Per taluni interventi sono emerse criticità rilevanti che non consentono la conferma del finanziamento a valere sul Piano. In tale contesto il Governo attiva le misure necessarie per riprogrammare le risorse a favore di interventi coerenti e realizzabili nei tempi previsti e, contemporaneamente, assicura il completo finanziamento degli interventi stralciati dal Pnrr.
Martedì prossimo la relazione di Fitto in Aula a Montecitorio.
Giampiero Guadagni