La ripresa è iniziata e l’Italia guarda con fiducia al futuro. E’ quanto emerge dal Rapporto annuale dell'Istat. Dopo una pesante riduzione del Pil nell’anno della pandemia, l’economia ha segnato un lievissimo recupero congiunturale (+0,1%), un risultato migliore di quello registrato dalle altre grandi economie europee. E le prospettive sono favorevoli: prosegue il recupero dell’attività economica e il livello della produzione industriale segna un aumento nel secondo trimestre. Ma a maggio la produzione industriale vede per la prima volta nel 2021 una battuta di arresto pari al -1,5%, Per il segretario confederale della Cisl Graziani "è la conferma che occorre cautela rispetto al facile ottimismo di chi ha parlato di una ripresa oramai consolidata". Aggiunge Graziani: "Siamo fiduciosi di essere in un percorso di ripresa reale ma ancora molto timida e a geometria variabile. Ecco perche’ non si può e non si deve perdere tempo: bisogna partire immediatamente con l’attuazione del Pnrr per il sostegno ad investimenti pubblici e privati su progettualità di innovazione sostenibile e tecnologica legata ad una politica industriale capace di avere una visione sistemica. Occorre puntare al ritorno di produzioni complete e di filiera in grado di recuperare quella necessaria autonomia senza dipendere da mercati internazionali sempre più turbolenti. Una vulnerabilità che non possiamo più permetterci. In questo senso l’investimenti di una Gigafactory da parte di Stellantis per il nostro Paese è un bel segnale". Infine, conclude Graziani, "si devono risolvere industrialmente le crisi in essere costruendo le condizioni per cui alle trasformazioni o transizioni industriali corrispondano transizioni occupazionali qualificanti anche attraverso nuove e vere politiche attive, senza allentare, anzi migliorandole, le protezioni sociali che permettano una ineludibile tenuta della coesione sociale, elemento di attrattività e competitività per chiunque intenda investire nel nostro Paese"..
L’Italia, rimarca ancora l'Istat, deve però recuperare molti posti di lavoro: a maggio gli occupati sono in diminuzione di 735 mila unità rispetto a prima dell'emergenza. A partire dallo scorso febbraio l’impatto della crisi è stato meno intenso, anche se la domanda di lavoro è rimasta debole. Il tasso di occupazione (15-64 anni) ha raggiunto il minimo a gennaio (56,5%) per poi risalire fino al 57,2% a maggio. La crisi sanitaria ha penalizzato particolarmente i settori a prevalenza femminile.
Nel 2020 sono aumentate le famiglie in povertà assoluta: oltre 2 milioni (7,7% dal 6,4% del 2019) e più di 5,6 milioni di individui (9,4% dal 7,7%). Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici si è ridotto del 2,8% (meno 32 miliardi), quasi azzerando la crescita del biennio precedente. I consumi finali hanno subito una caduta di dimensioni molto più ampie (meno 10,9%) e mai registrate dal dopoguerra e la propensione al risparmio è salita al 15,8%.
Il Governo prova a dare corpo alla ripresa anche con il Dl Sostegni bis, che approda lunedì prossimo in Aula alla Camera. Approvato l’emendamento che affida alla contrattazione collettiva la disciplina dei contratti a termine oggi ingabbiati dalla legge, con il risultato che si riducono le assunzioni e aumenta il turnover dei lavoratori. Commenta il segretario generale della Cisl Sbarra: ”Una buona notizia, più volte in questi mesi abbiamo spinto per questa importante modifica del Dl dignità. La contrattazione nazionale e aziendale può garantire meglio le richieste di flessibilità delle imprese e nello stesso tempo favorire la stabilizzazione del lavoro. Le relazioni industriali devono essere protagoniste della ripartenza post-Covid: non abbiamo bisogno di supplenze legislative su salario minimo, regolazione della rappresentanza, smart-working”.
Giampiero Guadagni