Venerdì 22 novembre 2024, ore 18:17

Manovra 

Ridurre le tasse a lavoratori e pensionati 

Pensioni, reddito di cittadinanza, taglio delle tasse, superbonus: la partita manovra è appena cominciata e non si annuncia semplice. La prossima settimana dovrebbe riunirsi il Consiglio dei ministri, probabilmente preceduto da nuove riunioni con i capidelegazione di maggioranza e con i sindacati.
Cgil Cisl Uil e i sindacati dei pensionati non hanno ancora ricevuto alcuna convocazione. E fanno sapere: ”Prima dell’approvazione è necessario invece instaurare un confronto serio e non intermittente con le parti sociali. Per quanto riguarda la previdenza, come contenuto nella piattaforma sindacale unitaria, ribadiamo l'esigenza di una riforma complessiva della legge Fornero, che affronti i bisogni di giovani, donne, lavoratori e pensionati”. In particolare, per quanto riguarda i pensionati, Cgil, Cisl, Uil e Spi, Fnp, Uilp (che il 17 novembre terranno a Roma gli attivi unitari ai quali parteciperanno Landini, Sbarra e Bombardieri) evidenziano ”la necessità di misure che tutelino in modo più efficace il potere d'acquisto, a partire dall’ampliamento della platea dei beneficiari della quattordicesima con l'incremento dell'importo per chi già la riceve, e dall'adozione di un meccanismo più equo di rivalutazione".
I sindacati chiedono dunque una riforma delle pensioni organica. Invece la proposta sul tavolo è Quota 102 nel 2022 e Quota 104 nel 2023. Ma non si esclude anche un sistema articolato su più anni. La Lega, che ha messo a verbale il suo dissenso in Cdm, punta a ottenere il meccanismo più ampio possibile, tutelando alcune categorie come i lavoratori precoci e le pmi. Il Pd con il ministro del Lavoro Orlando chiede di tutelare gli ”usuranti” e le donne (al momento è saltata Opzione donna, mentre sembra confermata l'Ape social). Dal Governo non chiudono a meccanismi diversi da quello individuato, a una condizione: che siano sostenibili. Nel Dpb sono stanziati in deficit per il prossimo anno 600 milioni.
Per quanto riguarda il capitolo Sanità, i sindacati apprezzano l’aumento del Fondo Sanitario Nazionale programmato dal Governo, ma rimarcano la necessità di una riforma complessiva del Ssn, maggiormente incentrata su territorialità e domiciliarità e l'emanazione di una Legge quadro nazionale sulla Non Autosufficienza, introdotta già a partire dalla prossima Legge di Bilancio. Inoltre ”serve un intervento deciso per combattere l'evasione e per ridurre la pressione fiscale su lavoratori e pensionati, che sono il vero ammortizzatore sociale del Paese e un'importante risorsa per la società”.
E a proposito: per la riforma degli ammortizzatori sociali, altro nodo intricato, sono ad ora previsti 3 miliardi, ma Orlando assicura che ci saranno risorse sufficienti a coprire la cig per tutti.
L’invio all'Ue - e per conoscenza al Parlamento - del Documento programmatico di bilancio, rivela alla maggioranza e alle parti sociali i contorni di una legge di bilancio da almeno 23 miliardi (ce ne sono 23,4 in deficit): tra le poste più cospicue, oltre agli 8 miliardi per il fisco, ci sono i 4,1 miliardi che vanno alla sanità, di cui 2 per l’acquisto di vaccini e medicine per il Covid e 2 miliardi contro il caro bollette. A Mario Draghi, in Parlamento per un’informativa sul Consiglio Ue, arrivano le richieste delle forze politiche: in molti sollecitano l’ampliamento del superbonus; il centrodestra vorrebbe più fondi per il taglio delle tasse a discapito del reddito di cittadinanza; sul quale fa naturalmente muro il M5S.
Nell'attesa di aprire il tavolo sul taglio delle tasse, per capire come tagliare il cuneo fiscale, se incidere sull'Irpef o sui contributi, se toccare l'Irap, i partiti si concentrano sui bonus edilizi. Il ministro Pd Franceschini si batte contro l'eliminazione dell'incentivo al 90% per rifare le facciate. Il M5s batte sulle barricate per il ”suo” Superbonus al 110%. La misura - sia pur non citata nel Dpb - è destinata ad essere confermata fino al 2023, ma solo per i condomini. La percentuale del rimborso dovrebbe calare progressivamente, al 70% nel 2024 e al 65% nel 2025, secondo le ipotesi.
Draghi rinvia le richieste al tavolo ad hoc. Intanto torna a insistere sui temi della transizione ecologica e digitale e sulle politiche attive del lavoro, sul fronte pubblico e privato, per evitare che la disoccupazione, mentre il mondo del lavoro cambia connotati, diventi ”cronica”.
Giampiero Guadagni

( 21 ottobre 2021 )

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