Per 22 anni, tra il 1995 e il 2017, la produttività totale, in Italia, è rimasta ferma, come media annua, secondo le stima dell’Istat, nonostante i progressi iniziati nel 2012. In particolare la produttività del lavoro è aumentata ad un tasso medio annuo dello 0,4% mentre quella del capitale è diminuita dello 0,7%, così la produttività totale dei fattori - che misura la dinamica del valore aggiunto attribuibile al progresso tecnico e ai miglioramenti nella conoscenza e nell’efficienza dei processi - ha registrato in media una variazione nulla. La produttività totale dei fattori è cresciuta dell’1%, ”con un rafforzamento della tendenza positiva in atto dal 2012, stimolata anche dall’aumento della propensione innovativa delle imprese”. Il valore aggiunto dell’intera economia ha registrato una crescita in volume del 2,1% rispetto al 2016. La produttività del lavoro - calcolata come valore aggiunto per ora lavorata - è aumentata dello 0,8%, quella del capitale - misurata dal rapporto tra il valore aggiunto e l’input di capitale - dell’1,2%.
La produttività del lavoro in Italia, tra il 1995 e il 2017, è cresciuta a un ritmo quattro volte inferiore a quello medio della Ue (lo 0,4% come media annua contro l'1,6%). Tassi di crescita in linea con la media Ue sono stati registrati da Germania (1,5%), Francia (1,4%) e Regno Unito (1,5%). La Spagna ha segnato un tasso dello 0,6%, di poco superiore a quello italiano. Il gap di crescita della produttività del lavoro del nostro Paese, rispetto alla media Ue, è risultato dell’ordine di un punto percentuale medio annuo in tutte le diverse fasi cicliche del periodo in esame, segnando solo una lieve riduzione nell’ultimo biennio.