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Decretone

Precari Anpal, ancora nessuna soluzione

di Giampiero Guadagni

In Aula a Montecitorio discussione generale sul decretone che introduce le misure del reddito di cittadinanza e quota 100 per la pensione anticipata. Dopo alcuni stop and go il provvedimento ha ottenuto sabato scorso, con modifiche, il disco verde delle commissioni Affari sociali e Lavoro della Camera. Il decreto dovrà poi tornare al Senato per l’approvazione in via definitiva entro il 29 marzo. Per una pagina che si appresta a chiudersi, è pronto già ad aprirsi un nuovo impegnativo capitolo, quello dedicato alla crescita. Il Mef vorrebbe approvare rapidamente, sicuramente prima del Def, un pacchetto unico, sostanzioso, in cui far confluire le misure sui cantieri, sugli appalti, sugli investimenti pubblici e privati. Una sorta di seconda manovra - non una manovra-bis come comunemente intesa, di aggiustamento dei conti - in grado di infondere fiducia, sui mercati, a Bruxelles, ma anche dentro i confini nazionali.

Dopo l’accordo con le Regioni è stato risolto il nodo della presa in carico delle nuove figure professionali. Gli enti locali potranno assumere dal 2020 fino 3 mila navigaori, il personale (dimezzato rispetto ai 6.000 precedenti) da destinare ai centri per l'impiego e dal 2021 ulteriori 4.600 unità, anche per stabilizzare i propri precari. Stanziati 120 milioni nel 2020 e 304 milioni annui dal 2021. Al potenziamento dei centri per l'impiego vengono destinati ulteriori 340 milioni in tre anni.

Ma nel decretone non c’è risposta ai precari dell’Anpal. Tornano quindi in piazza i lavoratori della società che assumerà appunto i 3 mila nuovi precari in veste di Navigator. Davanti a Montecitorio ieri il presidio organizzato da Felsa Cisl, NIdiL Cgil e Uiltemp per rilanciare la vertenza dei lavoratori precari. La vertenza dei collaboratori, sottolineano i sindacati di categoria, ”è giunta ad uno snodo fondamentale dal momento che non ci sono ancora certezze in merito alla possibilità di prevedere nell'immediato gli stanziamenti necessari a stabilizzare gli oltre 600 precari storici di Anpal Servizi. Anche l'incontro con il Ministero del Lavoro del 28 febbraio scorso non ha prodotto risultati tangibili, il che alimenta il clima di incertezza sul futuro occupazionale dei lavoratori, anche in vista dell'avvio della misura sul reddito di cittadinanza”. La richiesta delle sigle rappresentative dei collaboratori è di prevedere l'appostamento di risorse dedicate attraverso le quali avviare un percorso di assunzioni a tempo indeterminato. ”Restiamo dunque sorpresi dalla circostanza che il decreto legge n. 4/2019 preveda somme ingenti per la contrattualizzazione di ulteriore personale in collaborazione per l'avvio della misura del reddito di cittadinanza, senza contemplare al contempo alcuno stanziamento per il superamento delle succitate situazioni di precarietà”, affermano FeLSA CISL NIdiL CGIL e UILTemp nella richiesta formale d'incontro inoltrata nei giorni scorsi al Presidente della XI Commissione Lavoro pubblico e privato della Camera dei Deputati, Andrea Giaccone, e ai Capigruppo parlamentari.

I lavoratori precari impegnati in Anpal Servizi da diversi anni - alcuni anche da oltre 15 anni - spiegano ancora i sindacati, svolgono attività fondamentali a sostegno dei servizi pubblici per l'impiego e a supporto di scuole, università e centri di formazione professionale al fine di facilitare le transizioni tra l'istruzione/formazione e il lavoro. Inoltre periodicamente, in media ogni 2 anni -affermano ancora Felsa Cisl NIdiL Cgil e Uiltemp nella nota- collaboratori devono sottoporsi a vacancies per poter continuare a lavorare nell'ambito di un servizio pubblico essenziale e centrale per le politiche di impiego in favore di persone in cerca di prima occupazione, disoccupati o dei lavoratori percettori di ammortizzatori sociali. Nonostante abbiano maturato esperienze professionali significative e indispensabili per il sistema delle politiche attive del lavoro, fino ad oggi non è mai stato avviato un percorso di stabilizzazione dei loro rapporti di lavoro, così come previsto, tra l'altro, dagli accordi sottoscritti in tal senso dall'azienda con i sindacati.

( 18 marzo 2019 )

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