Ce lo dice l’Europa, ed è bene che anche Bruxelles quando redige le sue pagelline ne tenga conto: l'Italia è il Paese dell'Unione europea con il maggior numero assoluto di persone "a rischio di povertà": 17 milioni 470 mila nella Penisola nel 2016, ovvero oltre due milioni e mezzo in più rispetto ai 15,08 milioni che si contavano nel 2008. E secondo uno studio di Eurostat, l'incidenza di persone a rischio povertà in Italia è salita al 28,7 per cento, sempre nel 2016, dal 25,5 per cento cui si attestava nel 2008, laddove in media nell'Ue a 28 questa voce si è limata al 23,4 per cento dal 23,7 per cento del 2008. Questo tuttavia dopo che tra 2008 e 2012 l'indicenza era salita fin quasi al 25 per cento, per poi iniziare un percorso discendente.
In assoluto, l'ente di statistica dell'Ue ha contato 117 milioni e 470 mila persone a rischio povertà in tutti i Paesi membri, sulla base di tre possibili criteri. Il primo è quello di appartenere a un nucleo familiare con un reddito, (inclusi i trasferimenti sociali) inferiore all'equivalente del 60% del reddito medio nazionale, tenuto contro di una ponderazione variabile rispetto ai componenti del nucleo stesso.
Il secondo parametro è quello di subire "gravi deprivazioni", come la difficoltà a pagare rate e bollette, a scaldare adeguatamente l'abitazione, a mangiare carne, pesce o proteine equivalenti un giorno su due e a possedere alcuni beni come l'auto, la lavatrice, un cellulare o una Tv a colori.
Infine, il terzo possibile parametro è quello di esser parte di un nucleo con intensità lavorativa molto bassa, con meno del 20% di ore lavorate rispetto al potenziale dell'ultimo anno (da cui sono esclusi minori e studenti).
Sulla base di questi parametri il numero di persone a rischio povertà in Italia ha superato quelle delle Germania, che erano 16,34 milioni nel 2008 (a fronte del 15,08 in Italia) mentre nel 2016 sono scese a 16,04 milioni.
In realtà il dato più indicativo su questo tipo di problema è quello della percentuale rispetto alla popolazione totale. Qui l'Italia si colloca al quarto posto, con il sovracitato 28,7 per cento. La maglia nera è della Bulgaria con un 40,4 per cento, seguita da Romania al 38,8 per cento e Grecia al 35,6 per cento. All'opposto i valori più bassi si registrano in Repubblica Ceca, (13,3%), Finlandia (16,6%), Danimarca (16,7%) e Olanda (16,8%), in Germania questa voce è al 19,7 per cento.