La questione previdenziale è stata al centro dell’incontro di ieri a Palazzo Chigi tra Draghi e i leader sindaacali. Osserva Sbarra: ”Bisogna fare chiarezza, serve un'operazione verità sui veri costi della previdenza e dell’assistenza. Quando ci dicono che c’è un problema di disponibilità economica, io rispondo che in 10 anni di legge Fornero lo Stato ha avuto un risparmio enorme e ora va reinvestito. Inaccettabile che lo scalone di 5 anni si ripresenti ai lavoratori a gennaio 2023. Serve un confronto politico”.
Per Sbarra ”occorre negoziare una pensione di garanzia contributiva per i giovani e le donne, perché i lavoratori poveri di oggi sono condannati a diventare pensionati poverissimi domani”. Quanto al reddito di cittadinanza, il numero uno di Via Po si dice contrario al suo smantellamento, giacché nel Paese ”aumenta la povertà”, dunque ”lo strumento è importante ma va migliorato ulteriormente”.
Infine Sbarra sottolinea: ”Serve uno sforzo massimo per rinnovare i contratti privati e pubblici: lo Stato, come datore di lavoro, dovrebbe dare l’esempio e porre fine a questo continuo rinvio”.
Dopo il confronto di ieri con i sindacati, il premier Draghi ha incontrato ieri il presidente di Confindustria Bonomi, presenti il ministro dello Sviluppo economico Giorgetti e il sottosegretario Garofoli. Affrontati i temi legati alla situazione economica, con al centro il confronto sul cuneo fiscale e sul salario minimo. Draghi ha ribadito l’intenzione di avviare un metodo di lavoro con le parti sociali attraverso incontri su alcuni temi specifici, tra i quali: le politiche industriali, con riferimento ad alcuni settori chiave dell'economia italiana quali l'automotive e il siderurgico; il Pnrr; l'energia e la legge di Bilancio.
Non c’è solo il salario minimo nel piano sul lavoro portato dal ministro del Lavoro Orlando al tavolo Governo-sindacati. Tre i diversi meccanismi con cui l’Esecutivo conta di intervenire per alzare sostanzialmente i salari in busta paga, combattere il lavoro povero e mettere in condizione i lavoratori di fronteggiare sia la crisi sia il riaccendersi dell'inflazione. Una sorta di manovra a tenaglia: salari minimi per settore da legare ai contratti leader per ogni comparto; taglio del cuneo fiscale e dalla decontribuzione per sostenere le assunzioni stabili; definizione di meccanismi di premialità per sostenere la chiusura dei contratti scaduti da anni e che coinvolgono una platea tra i 6 e gli 8 milioni di lavoratori. E come sottolineato da Draghi ”non è accettabile che alcuni contratti siano scaduti da 3 anni, alcuni addirittura da 9 anni”. Aggiunge Orlando: ”Stiamo cercando di costruire un meccanismo che tenga insieme il valore positivo della contrattazione collettiva con l'esigenza di definire un minimo salariale per coloro che non beneficiano della contrattazione o per chi è soggetto a contratti pirata. L'ipotesi riguarda la possibilità di utilizzare come riferimento i contratti più diffusi o quelli firmati dalle organizzazioni maggiormente rappresentative, legare un minimo salariale per comparto alla migliore e più diffusa contrattazione”. Questo, conclude Orlando, ”non escluderebbe la possibilità che ci siano contratti con salari ancora bassi, ma aiuterebbe coloro che si trovano sotto i minimi salariali ad avere un rafforzamento di posizione”.
Giampiero Guadagni