Venerdì 22 novembre 2024, ore 16:50

Lavoro 

Patto per l’industria, la proposta della Cisl 

Un patto per l’industria tra istituzioni, sindacati e imprese con il supporto di università e centri di ricerca. È quanto propone la Cisl che, di fronte al ministro delle Imprese e del made in Italy Urso, ha presentato un manifesto per una crescita e uno sviluppo sostenibili nella consapevolezza che l’industria è il ”pilastro fondamentale” dell'economia perché ”capace di generare valore economico, sociale e ambientale” e di contribuire a porre le condizioni per costruire ”una società meno diseguale e più inclusiva”. I contenuti del patto ”andranno costruiti insieme, ma alcune priorità sono già evidenti: investire nelle persone riducendo il gap di competenze dei lavoratori e incrementando hard e soft skills con la scuola, l'università e la formazione professionale; riformare il sistema di aiuti alle imprese concentrando la potenza di fuoco sulle scelte prioritarie, cioè transizione digitale, risparmio energetico, economia circolare, comparti strategici e sviluppo dimensionale delle Pmi”. La centralità del settore secondario, spiega il sindacato di Via Po, non dipende solamente dai quasi 1.000 miliardi di fatturato prodotti ogni anno né dai 4 milioni di persone occupate direttamente. Esiste infatti un ”moltiplicatore manifatturiero” che fa crescere con l'industria anche i servizi, la ricerca e lo sviluppo, l'innovazione e, quindi, le risorse per il welfare. La Ue ”necessita di politiche industriali specifiche e comuni per competere adeguatamente con Usa e Cina che nel nuovo assetto geopolitico si sono chiuse su protezionismo interno e competizione internazionale”. Serve pertanto una politica industriale ”in grado di cogliere le opportunità dei prossimi anni, a partire dal Pnrr. L’Italia ha un patrimonio unico di competenze, tradizione artigiana e immagine globale - il made in Italy - in grado di poter sostenere e sviluppare un settore manifatturiero ancora più competitivo. Va inoltre considerata e sostenuta, anche rafforzando le leve di fiscalità di sviluppo, la vocazione industriale del Sud”.
Intervenendo alla presentazione del patto per l’industria Sbarra ha rimarcato la necessità di ”affrontare le tante crisi aperte: ci sono circa 70 tavoli di crisi che riguardano i comparti della metalmeccanica, chimica, industria alimentare ed edilizia, che mettono in discussione quasi 100 mila posti di lavoro”. È necessario ”investire sulle competenze, valorizzare contrattazione e relazioni industriali, fare un grande sforzo in più su infrastrutture, Mezzogiorno, ricerca e trasferimento tecnologico. Significa rispondere meglio agli oltre 70 tavoli di crisi che mettono in discussione quasi 100 mila posti di lavoro. Ma soprattutto vuol dire investire sul coinvolgimento dei lavoratori alla vita delle aziende: la sfida della partecipazione è la più grande opportunità che dobbiamo cogliere per far evolvere il nostro modello di crescita coniugando sviluppo sostenibile e stabilità del lavoro, aumento dei salari e produttività, resilienza e competitività”.
La Cisl apprezza l’impostazione del Ministro Urso che ”in questi ultimi due mesi ha messo in campo un confronto molto strutturato e permanente con le organizzazioni sindacali confederali e di categoria”. Una impostazione, aggiunge Sbarra, che ”va rafforzata da un maggiore protagonismo del Governo nel definire una nuova visione di politica industriale ed energetica”.
Da parte sua il Ministro Urso ha affermato che per il Governo è ”estremamente importante” il confronto con i rappresentanti dei lavoratori ”come ha dimostrato Giorgia Meloni partecipando al congresso della Cgil”. L’Esecutivo ”vuole realizzare politiche in un confronto serrato sia con i sindacati sia con le imprese per delineare quello che a questo Paese manca da tanti anni: una vera politica industriale che salvaguardi e rilanci le punte di eccellenza del made in Italy”. Urso ha poi sottolineato che ”si fa politica industriale anche riformando gli incentivi. Ci sono 229 incentivi nazionali, 1.753 diversi incentivi regionali. Una giungla inestricabile che soffoca il sistema imprenditoriale invece di aiutarlo”. Il ministro ha poi spiegato: ”Abbiamo messo in campo un una delega fiscale che contiene altri elementi di politica industriale: investimenti in innovazione e di contribuzione per i nuovi assunti, che vanno coniugati con la riforma degli incentivi”.
Giampiero Guadagni

( 23 marzo 2023 )

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