La via maestra per elevare i salari è la partecipazione. Lo ha ribadito il segretario generale della Cisl Sbarra, intervenendo a Milano all’incontro: ”È finita la lotta di classe”, organizzato dal mensile ”Tempi” e dalla Compagnia delle Opere sul tema dei disegni di legge sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione delle aziende in discussione in Parlamento. Sottolinea il numero uno di Via Po: ”Il primo obiettivo della proposta di legge di iniziativa popolare della Cisl sulla partecipazione è lasciarsi definitivamente alle spalle il Novecento. Segnare una cesura tra un'epoca contraddistinta dal conflitto tra capitale e lavoro, dalla logica della divisione pregiudiziale e della contrapposizione ideologica tra impresa e lavoratori, per entrare pienamente nel tempo che stiamo vivendo”. Per il numero uno di via Po è a "Gronchi, Fanfani, Storchi, Giulio Pastore, fondatore e primo segretario della Cisl, figure straordinarie del cattolicesimo popolare e democratico, di grande sensibilità politica e istituzionale, che si deve quell'articolo 46 della Costituzione che garantisce ai lavoratori il diritto a collaborare alla gestione delle aziende, "ai fini della elevazione economica e sociale del lavoro e in armonia con le esigenze della produzione".
Osserva dunque Sbarra: “La partecipazione è la via maestra per elevare i salari, radicare investimenti e occupazione, rilanciare formazione e competenze, esercitare controllo su salute e sicurezza, sviluppare la crescita reale e arginare la finanziarizzazione dell'economia, aumentare quelle buone flessibilità in grado di rendere più resiliente e competitivo il tessuto produttivo. Il nostro auspicio - ha aggiunto Sbarra- è che si arrivi ad un disegno di legge unificato, la cui approvazione faccia evolvere le relazioni industriali italiane nel solco della democrazia economica”.
E che il Novecento sia finito da un pezzo Sbarra lo ricorda anche a Landini. Il segretario generale della Cgil ipotizza ”un colpo di fulmine” della Cisl nei confronti dell’attuale Governo. Il numero uno di Via Po replica: ”L'unico colpo di fulmine di cui la Cisl si vanta, e dal 1950, è quello che l'ha fatta innamorare della sua autonomia, della libertà, del riformismo e della lontananza dall'ideologia. A Landini vorrei dire che ci vuole serietà e soprattutto rispetto per una grande organizzazione come la Cisl. Una comunità di milioni di persone in mobilitazione da mesi, che non accetta egemonie da parte di nessuno, che non ha governi amici né nemici, che sa ragionare con la propria testa. Sappiamo farlo soprattutto su un tema drammatico e sedimentato come quello delle morti e degli infortuni sul lavoro: una piaga che produce da sempre una interminabile scia di sangue, che interroga anche la responsabilità delle parti sociali e richiede non fiammate demagogiche, scioperi compulsivi contro i governi non graditi, ma un impegno costante, coerente, continuo, dai territori fino al livello nazionale, per rafforzare un confronto strutturato con Governo, sistema delle imprese e autonomie locali. È quello che la Cisl sta facendo da mesi, con una mobilitazione che la attraversa ad ogni livello, uno sforzo organizzativo che ha visto e vede centinaia di assemblee nelle fabbriche, nei cantieri, in tutte le comunità lavorative, iniziative a livello provinciale, regionale e interregionale e primi risultati conquistati attraverso il negoziato con il Governo. Cammino che culminerà ad aprile, come ulteriore tappa, in una grande Assemblea Nazionale dei delegati e delegate già programmata a Roma. Le affermazioni del segretario Cgil ci danno ulteriore prova di un'impostazione che non ci piace e che non fa bene al pluralismo e alla democrazia di questo Paese”.
Giampiero Guadagni