Torna a salire il tasso di disoccupazione che a luglio cresce di 0,2 punti sul mese precedente e tocca l'11,3%. Ma allo stesso tempo cresce dello 0,3% anche il numero degli occupati. Con l'incremento di 59mila unità in un mese, spiega l'Istat, si conferma “la persistenza della fase di espansione occupazionale: negli ultimi due mesi il numero di occupati ha superato il livello di 23 milioni di unità, soglia oltrepassata solo nel 2008”. Il tasso di occupazione sale al 58,0% (+0,1 punti percentuali).
Rispetto a giugno, sottolinea l'Istat, la crescita dell'occupazione interessa tutte le classi di età ad eccezione dei 35-49enni ed è interamente dovuta alla componente maschile, mentre per le donne, dopo l'incremento del mese precedente, si registra un calo. Sul fronte opposto, dopo il calo di giugno, la stima delle persone in cerca di occupazione a luglio cresce del 2,1% (+61 mila). L'aumento della disoccupazione è attribuibile esclusivamente alla componente femminile e interessa tutte le classi di età, mentre si registra una stabilità tra gli uomini.
La politica si divide sulla lettura di questi dati. Molti positivi, secondo governo e maggioranza che sottolineano gli effetti positivi del Jobs act. Colpevole invece, secondo opposizioni di destra, sinistra e 5 Stelle, di avere causato precarietà.
Intanto arrivano anche i dati dell'Osservatorio Inps sul precariato. Nei primi sei mesi dell'anno sono stati attivati 822.593 contratti a tempo indeterminato, comprese le trasformazioni, con un calo del 2,7% rispetto allo stesso periodo del 2016 quando i contratti stabili erano pari a 845.702. Inoltre, nello stesso periodo, nel settore privato, si registra un saldo, tra assunzioni e cessazioni, pari a +945.000, superiore a quello del corrispondente periodo sia del 2016 che del 2015.
"Serve un patto governo - imprese - sindacati per cogliere i segnali di ripresa e favorire gli investimenti pubblici e privati", commenta su twitter i dati Istat la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, che sollecita una svolta nelle poltiche attive del lavoro e nella realizzazione di infrastrutture materiali ed immateriali, per offrire nuove opportunita' di lavoro ai giovani soprattutto nel Mezzogiorno.
Per il segretario confederale della Cisl Gigi Petteni i dati Istat confermano la ripresa ma occorrono più investimenti e politiche mirate per disoccupazione, giovani, donne e riequilibrio Nord-Sud. “"Anche se il numero complessivo di occupati (oltre 23 milioni) è ormai tornato esattamente quello del periodo di inizio crisi (2008), bisognerà' analizzare in maniera più approfondita una serie di questioni tra cui quella della qualità dell’occupazione, con una condizione di rapporto tra lavoro stabile e non stabile ancora non del tutto decifrabile rispetto agli stessi dati del 2008. La situazione del mercato del lavoro, seppur come detto ormai in fase di lenta ripresa a partire dalla fine del 2014, grazie anche ad una politica di incentivi sulle nuove assunzioni che ha quantomeno prodotto un riavvio dell’occupazione in una fase assai delicata, non può e non deve farci abbassare la guardia rispetto a nuovi pericoli anche strutturali”.