L’Italia incassa uno striminzito 0,2% di crescita del Pil su base congiunturale nel secondo trimestre 2015. Lo conferma l’Ocse evidenziando il calo dello 0,1% rispetto al trimestre precedente con il Pil dell’eurozona che rallenta segnando un +0,3%, contro lo 0,4% del primo trimestre. Un dato, quest’ultimo, che risente della frenata ancora più netta della Francia, che passa dal +0,7% del primo trimestre a crescita zero. Accelera invece la Germania: da +0,3% a +0,4%, mentre per l’insieme dell’Unione Europea il dato resta stabile a +0,4%.
Tra le grandi economie mondiali, poi, spicca in particolare lo scivolone del Giappone, che passa da +1,1% nel primo trimestre a -0,4% nel secondo.
Dati che indicano una crescita altalenante delle economie sviluppate e che, associati alla crisi cinese, tratteggiano un quadro non proprio incoraggiante per il prossimo futuro. In particolare per il Governo italiano, che ha messo nero su bianco una previsione di crescita dell’0,7% per quest’anno e dell’1,4% per il 2016. Obiettivi non impossibili da raggiungere ma che al momento non sembrano a portata di mano considerando la stagnazione della domanda interna, la riduzione della capacità di spesa delle famiglie italiane a reddito fisso di lavoratori dipendenti e pensionati e gli effetti della crisi cinese e degli altri Paesi sviluppati sul nostro export.
Una situazione che potrebbe costringere il governo ad innestare una marcia ridotta ma più sicura per affrontare un percorso accidentato con forti pendenze.
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