Per il presidente del Consiglio, l’azione dell’Esecutivo è stata fino a questo punto positiva. I dati della crescita, + 6,5% nel 2021, gli fanno esprimere soddisfazione, anche perché se è vero che "sono il prodotto della ripresa globale”, Draghi rivendica che sono “anche il merito delle misure messe in campo dal Governo, a partire dalla campagna di vaccinazione e dalle politiche di sostegno all'economia”.
Adesso però occorre guardare avanti, attuare il Pnrr rispettando le scadenze e gli obiettivi, che non sono certo a portata di mano. Da qui al prossimo 30 giugno dovranno essere centrati 45 milestones (obiettivi) e target (traguardi). Sono tre le scadenze del Pnrr, per un totale di 64,3 miliardi, previste da qui a giugno 2023. In particolare al 30 giugno 2022, quando è in calendario la seconda rata, scadono 45 obiettivi per 24,1 miliardi; al 31 dicembre 2022 (terza rata) 55 obiettivi per 21,8 miliardi e al 30 giugno 2023 (quarta rata) 27 obiettivi per 18,4 miliardi. Tali rate si aggiungono alla prima da 24,1 miliardi, attualmente oggetto di verifica da parte della Commissione Ue.
Non tutti i Ministeri sono allineati nell'attuazione e quindi Draghi ha dato 48 ore di tempo, cioè fino al Consiglio dei ministri di mercoledì, per fare un report. In particolare ha chiesto a tutti ”di indicare dello stato di attuazione degli investimenti e delle riforme di competenza, segnalando l’eventuale necessità di interventi normativi e correttivi”.
In Cdm sarà quindi fatta una ”puntuale ricognizione” della situazione (un vero e proprio ”esame”, secondo quanto riferito da alcuni Ministri) relativa ai principali obiettivi del primo semestre dell'anno.
La pressione è altissima in particolare su tre ministeri tecnici: Infrastrutture, Transizione ecologica, Transizione digitale. Ma tra le riforme previste ci sono anche temi ad alta tensione politica come il Csm, rinviato a dopo la partita del Colle.
E a proposito, i partiti già chiedono, lo fa il M5s ma anche il Pd, un nuovo scostamento di bilancio per intervenire contro il caro bollette. Il dossier è aperto, spiegano dal Governo, ma con cautela: far nuovo deficit è considerato probabile ma è difficile che si arrivi ai 30 miliardi chiesti da Salvini. Il redde rationem in corso nella Lega come nel M5s minaccia di agitare le acque del Governo. Ma il premier intende lavorare senza distrazioni ed essere tenuto al riparo dalle tensioni tra e nei partiti. Se ci riuscirà, in particolare in un lungo anno di campagna elettorale, si vedrà già dalle prossime settimane. Intanto è stato dato il segno della linea dei prossimi mesi: meno mediazioni, più rapidità e focalizzazione sugli obiettivi.
D’altra parte, come ha confermato la partita del Quirinale, nessuno può farcela da solo in questa fase. Le parti sociali lo dicono da tempo. Il leader della Cisl Sbarra ha ricordato che ”ora bisogna affrontare con urgenza i temi dell'inflazione, crescita salariale, caro bollette, attuazione Pnrr, lavoro e sicurezza, pensioni e fisco con la necessaria coesione ed un nuovo patto sociale”.
Giampiero Guadagni