É’ Stefania Bariatti il nome indicato dal Tesoro per ricoprire il ruolo di presidente di Banca Mps. Bariatti, avvocato dello studio Chiomenti e docente di diritto internazionale all’Università Statale di Milano, già membro del Cda, subentra ad Alessandro Falciai. Quella di lasciare la presidenza di Mps è stata una ”mia scelta, del tutto autonoma”, ha detto Falciai, indagato a Savona in un’inchiesta sui cantieri Mondomarine, aprendo l’assemblea straordinaria della banca. ”Ringrazio l’attuale azionista di maggioranza” di Mps, cioè il Mef, ha aggiunto Falciai, che ”non ha mai lasciato” sola la banca. ”Gli uomini passano ma le istituzioni restano”, ha aggiunto, spiegando di aver lasciato ”con la ferma intenzione di difendere” la banca. Poi, riferendosi all’indagine: «I miei obiettivi sono gli stessi della magistratura e sono sicuro che sarà fatta chiarezza non solo sulla vicenda ma anche sulla mia posizione”. Per Falciai, comunque, ”oggi finisce l’incertezza” perché la banca è finalmente ”in sicurezza”.
L’uscita di scena di Falciai è stata accompagnata da una coda di malumori sindacali. Il 13 dicembre il cda ha deciso, nonostante la sua imminente scadenza, di promuovere 49 dirigenti, suscitando le ire delle sigle di categoria. ”La decisione del Consiglio di amministrazione della banca appare, oltre che sbagliata anche assolutamente sospetta nei tempi”, hanno protestato Fisac-Cgil, First-Cisl, Uilca, Unisin e Fa. La scelta ”appare assolutamente inopportuna alla luce dei sacrifici richiesti quotidianamente ai lavoratori e alla stringente politica di taglio dei costi imposta alla Banca dalle Autorità europee”. Altrettanto inopportuna, secondo i sindacati, appare ”la contestuale decisione di distribuire a parte del personale gratifiche economiche in maniera totalmente discrezionale”. Inoltre ”tali interventi mal si conciliano con la ricapitalizzazione operata dallo Stato e rappresentano un vero affronto alle migliaia di lavoratori della Banca che da anni contribuiscono ai piani di risanamento dell’azienda con giornate di solidarietà, decurtazione del Tfr e uscite dal lavoro tramite il fondo esuberi”. I sindacati ritengono quindi che ”lo Stato, azionista di Mps al 68%, debba prendere posizione rispetto a quanto accaduto che rappresenta, a tutti gli effetti, un “colpo di coda” del cda uscente”.
Sempre sul fronte bancario, nel fine settimana i sindacati hanno chiuso l’accordo con Carige sui prepensionmenti. L’intesa, all’interno di 645 uscite totali, prevede 490 prepensionamenti volontari entro il 2019, gestiti dal fondo esuberi, l’ammortizzatore sociale di categoria. Agli esodi potranno accedere i lavoratori che maturano i requisiti pensionistici fino al 2023.