Mercoledì 12 febbraio 2025, ore 19:00

Intervista

Molinari: un prodotto italiano tra modernità e tradizione

La Sambuca Molinari nasce a Civitavecchia nel 1945 ad opera di Angelo Molinari. La bevanda si afferma grazie al suo gusto inconfondibile a base di anice stellato e col tempo diventa un marchio italiano conosciuto in gran parte del mondo. La Sambuca Molinari inizia a diventare un prodotto popolare tra gli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso e in virtù del suo diffuso apprezzamento l’azienda inizia a fare pubblicità con celebrità dello spettacolo e dello sport. Il più recente testimonial è l’allenatore di calcio José Mourinho. Oggi la Molinari immette sul mercato circa otto milioni e mezzo di bottiglie all’anno prodotte in due stabilimenti: uno a Civitavecchia e l’altro a Colfelice (provincia di Frosinone). La sambuca Molinari detiene poi un record: tra le bevande sopra i 40° è il prodotto più venduto in Italia. Il fatturato dell’azienda si aggira intorno ai 70 milioni di euro all’anno e, grazie all’avanzato processo di automazione degli stabilimenti di produzione, i dipendenti sono appena 70, per lo più amministrativi e commerciali. Oggi siamo alla terza generazione dei Molinari. A guidare l’azienda sono i fratelli Inge, Angelo e Mario Molinari. Intervistiamo quest’ultimo per farci raccontare la vicenda un’azienda italiana di successo.

La Sambuca Molinari ha 80 anni di vita ed è in splendida forma. Le chiedo: ma l’avventura della sua famiglia è solo commerciale?

Direi proprio di no e le spiego perché. Occorre partire da lontano. E cioè da quando mio nonno Angelo aveva aperto un bar ad Addis Abeba durante il periodo coloniale. In seguito, nel 1922, fondò un’azienda di liquori che dovette chiudere nel ’29 a causa della Grande crisi. Poi girovagò con alterne fortune per arrivare finalmente ad aprire lo stabilimento della Sambuca Molinari a Civitavecchia nel 1945. Come tutte le famiglie italiane anche la nostra venne segnata dalla guerra. Pensi che la prima fabbrica non aveva il tetto perché nel ’44 Civitavecchia era stata pesantemente bombardata e non si trovavano locali per la produzione dei liquori. Comunque l’azienda funzionò bene anche perché nonno Angelo aveva con sé una solida squadra costituita da zia Mafalda e zio Marcello. Non voglio farla troppo lunga, ma da questi pochi cenni mi pare risulti evidente quanto la storia della mia famiglia sia strettamente intrecciata con quella dell’azienda. Perciò il legame che ci unisce non è solo strumentale, ma anche fatto di speranze e sogni che si sono realizzati.

Potrebbe fare brevemente il ritratto dei vari tipi di consumatori della Sambuca Molinari dal 1945 ad oggi?

Il primo lancio del prodotto avviene negli anni Cinquanta, durante il periodo della dolce vita. A Roma, nei locali di Via Veneto, diventa quasi un rituale offrire la sambuca con un chicco di caffè, la famosa sambuca con la mosca. In questa fase i consumatori sono soprattutto attori, attrici, ma anche poeti e scrittori. Si trattava dunque di un pubblico in qualche modo di élite. Nel volgere di pochi anni la Sambuca Molinari diventa un prodotto sempre più popolare: è gradito dai giovani e utilizzato per il caffè corretto. Ma la gioventù passa per tutti e con gli anni si pone il problema di come catturare le nuove generazioni. Problema che negli anni ’90 riuscimmo a risolvere grazie ad alcuni spot pubblicitari molto indovinati. Dunque, il ritratto dei nostri consumatori cambia nel tempo. La nostra abilità, come credo quella di qualsiasi azienda di successo, è quella di riuscire a conservare i vecchi consumatori e allo stesso tempo ringiovanire il target.

Qual è oggi il vostro consumatore ideale?

Agli inizi del Duemila le avrei risposto che il nostro consumatore ideale andava dai 18 ai 25 anni. Oggi no. Sempre sul piano ideale la soglia di età si è spostata in avanti, dai 25 ai 35 anni. Questo perché con l’e splosione del fenomeno del binge drinking tra i giovanissimi, preferiamo un consumatore più maturo. Naturalmente anche tra i giovani dai 18 e i 25 anni ci sono consumatori moderati e consapevoli. Resta però il fatto che a volte si va incontro a situazioni di bere sfrenato che non ci piacciono. A questo proposito mi permetta di dire che la nostra promozione, la nostra pubblicità, rifugge decisamente dal favorire comportamenti come quelli provenienti dal Nord Europa, che purtroppo propongono l’alcol come un mezzo per ubriacarsi e non per stare insieme piacevolmente.

Qual è il filo rosso che collega le diverse immagini che si sono succedute nel tempo della Sambuca Molinari?

Innanzitutto il nostro prodotto ha un’identità molto italiana. In secondo luogo, è associato a esperienze familiari e amicali. Ecco, direi che italianità e convivialità costituiscono le colonne portanti su cui si articolano le diverse immagini del prodotto. Immagini che necessariamente vanno riadattate per tenere il passo con una società in continua trasformazione come la nostra. Proprio per aggiornare la nostra immagine abbiamo fatto leva sulla pubblicità. La Sambuca Molinari si è per così dire istituzionalizzata come marchio grazie a Carosello, la celeberrima rubrica pubblicitaria andata in onda su Rai TV dal 1957 al 1977. Con l’avvento della televisione commerciale le cose sono molto cambiate. E oggi la comunicazione pubblicitaria, per quanto indispensabile per mantenere il contatto col consumatore, è più frammentata, richiede approcci diversi a seconda del canale utilizzato e ha perduto almeno in parte l’autorevolezza dei tempi in cui in Italia c’era un solo canale televisivo. In definitiva, a differenza di un tempo, oggi si hanno molte meno certezze su quale sia la comunicazione più efficace.

La sua azienda distribuisce altri prodotti alcolici. La sambuca è ancora la primadonna?

Certamente. Le basti il fatto che rappresenta il 70% del fatturato della nostra azienda. C’è da aggiungere poi l’internalizza zione della sambuca con il quale il marchio Molinari è conosciuto all’estero. Altri prodotti, come il Limoncello di Capri Molinari, che produciamo a Meta di Sorrento, stanno dando ottimi risultati. In molti paesi siamo riusciti a lanciarlo nel mondo pre-cena collocandolo tra gli Spritz. Il nostro è uno dei pochi limoncelli senza aromi e possiamo vantarci di avere la ricetta più corta dell’in tero mercato. In altre parole, è un prodotto di qualità fatto davvero con i limoni. Infatti è molto apprezzato e produciamo un milione e 200mila bottiglie all’anno. Per completare il quadro, il processo di internazionalizzazione della Sambuca Molinari ci ha permesso a nostra volta di diventare importatori di prodotti stranieri. In Italia, per esempio, distribuiamo per conto del gruppo Rémy Cointreau. Si tratta di un accordo che per noi non è solo commerciale perché da aziende di questo tipo apprendiamo tecniche e saperi che ci permettono di approcciare al meglio il mercato.

La famiglia Molinari è indissolubilmente legata a Civitavecchia. In questo senso la forte personalità di sua zia Mafalda segnò sicuramente un’epoca. Qual è oggi il vostro rapporto con la città?

Dopo anni passati all’estero io oggi vivo qui e anche la fabbrica è qui. Quindi il rapporto con Civitavecchia è molto forte. Tenga poi presente che ancora oggi conservo conoscenze nate quando ero ragazzino. Personalmente partecipo alla vita sociale seguendo eventi legati al Natale e ai festeggiamenti di Santa Fermina, patrona della città. Poi, con la nostra Fondazione, promuoviamo il benessere sociale fornendo, tra l’al tro, sostegno nel campo medico ospedaliero e abbiamo un ottimo rapporto con la Repubblica dei Ragazzi, un ente ecclesiastico presente a Civitavecchia dal 1945, che si occupa di assistere, formare, educare giovani che versano in condizioni di disagio.

Patrizio Paolinelli

( 12 febbraio 2025 )

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