Pensioni, flat tax, reddito cittadinanza: non c’è uno dei tre pilastri che dovrebbero reggere la prossima Finanziaria che al momento possa dirsi ben saldo. Al varo della manovra manca un mese, quindi in teoria tempo per trattare ce n’è. Il problema, però, è che ad ogni giorno che passa le distanze tra Lega e 5Stelle si allungano invece di accorciarsi.
Per cercare una sintesi il premier Giuseppe Conte ha convocato ieri sera a Palazzo Chigi i duellanti (la riunione è ancora in corso al momento in cui questo giornale viene chiuso). Sul tavolo del vertice di maggioranza, ha spiegato il premier, anche le richieste del ministro Giulia Grillo per la sanità.
La giornata è trascorsa però in modo per niente tranquillo. Dopo l’offensiva leghista su pensioni e reddito di cittadinanza che ha scandito il fine settimana, ieri è stato Luigi Di Maio ha lanciare una salva di avvertimento all’alleato.
In rapida successione il vicepremier pentastellato ha puntato i piedi su un eventuale condono, perimetrando la ”pace fiscale” cara a Matteo Salvini alla sola ipotesi di ”saldo e stralcio” di piccole pendenze, e ha ricordato ai leghisti che la pensione di cittadinanza, silurata dall’esperto previdenziale Alberto Brambilla domenica nel suo intervento alle giornate del lavoro della Cgil, per il Movimento è un valore non negoziabile: ”Brambilla parla a titolo personale, la pensione di cittadinanza e nel contratto di governo e lo sappiamo sia noi che la Lega”.
( L’articolo integrale domani su Conquiste Tabloid)