"Preoccupante il balzo delle ore di cassa integrazione tra aprile e maggio, spiegabile solo in parte con l'aumento del 45% della cassa ordinaria a seguito dell'allentamento, su nostra richiesta, di alcuni criteri interpretativi che potrebbero aver prodotto immediatamente un aumento delle domande accettate. Accanto a questo si registra anche un aumento del 99% della cassa straordinaria, ed e' questo il dato critico, perche' puo' essere indicatore del ritorno di crisi aziendali vere e proprie". Cosi' il segretario confederale della Cisl, Gigi Petteni, commenta i dati diffusi oggi dall'Osservatorio sul precariato dell'Inps e sul ricorso alla cassa integrazione. "Ma il valore assoluto delle ore autorizzate non e' particolarmente elevato rispetto ai mesi scorsi e resta il trend di rallentamento anno su anno. Va soprattutto tenuto conto - sottolinea Petteni - che in aprile si era verificato un calo significativo ed il balzo attuale puo' spiegarsi in parte anche cosi'. In ogni caso, pur se a seguito di due anni di oggettivo calo, ora abbiamo di fronte un segnale da non sottovalutare, che ci dice che non siamo ancora fuori dalla crisi. Intanto prosegue la ripresa occupazionale con un saldo occupazionale di 490.000 unita', di cui pero' 415.000 sono rapporti a termine. Dopo un primo periodo durante il quale gli incentivi del Jobs Act hanno portato una crescita di occupazione significativa ed interamente ascrivibile al tempo indeterminato, poi il loro effetto si e' molto ridotto, non solo per la riduzione dell'importo degli incentivi stessi".
Forse il motivo, rileva, "è da ricercare nell'aver trascurato tutta una serie di condizioni di contesto: il costo del lavoro è realmente troppo elevato in Italia e solo un incentivo potente e stabile può davvero spostare le scelte di impresa; in condizioni di prospettive di crescita deboli le aziende fanno comunque fatica ad investire in lavoro stabile; bonus e incentivi non bastano in assenza di altre misure strutturali come la semplificazione burocratica e l'accesso al credito; i consumi restano bassi sotto l'effetto di retribuzioni basse; infine l'incertezza dei conti pubblici e la spada di Damocle dell'aumento dell'Iva, con la famigerata clausola di salvaguardia che potrebbe scattare nella prossima legge di stabilità, non aiutano le imprese a pianificare le strategie aziendali sul medio termine". La prossima legge di stabilità, conclude Petteni, "non potrà essere di stampo solo restrittivo ma dovrà contenere misure che incoraggino consumi e investimenti a partire da una riduzione della tassazione sul lavoro e sulla produzione, dalla riduzione stabile del cuneo fiscale e contributivo, dal potenziamento della detassazione del salario di produttività".