L'aumento dell'occupazione interessa soltanto i dipendenti a termine (+573mila, +23,6%), in particolare quelli con un lavoro di durata inferiore o pari a 12 mesi, mentre continuano a calare i dipendenti a tempo indeterminato (-29mila, -0,2%) e gli indipendenti (-21mila, -0,4%). In crescita sia gli occupati a tempo pieno sia, con maggiore intensità, quelli a tempo parziale (+1,8% e +4,8%, rispettivamente).
Nel secondo trimestre 2021, a ritmi più intensi rispetto al trimestre precedente, prosegue la crescita delle persone in cerca di occupazione che salgono a 2 milioni 422 mila unità (+514 mila in un anno, +27,0%).
A livello settoriale, agricoltura e industria hanno recuperato le perdite occupazionali subite nel 2020, decisamente più modeste di quelle del settore dei servizi; nonostante quest'ultimo, nel secondo trimestre 2021, abbia mostrato una dinamica decisamente positiva, gli occupati sono ancora 768 mila in meno (-4,6%) di quelli del secondo trimestre 2019. Le professioni intellettuali e tecniche sono le uniche a non mostrare segnali di ripresa, più intensa per imprenditori e dirigenti e per le professioni non qualificate.
Commenta il presidente di Adapt Seghezzi: ”I contratti a termine trainano l’occupazione, questo significa che il mercato del lavoro sta cambiando. E la riforma delle politiche attive ne deve tenere conto perché al momento, è ancora parziale e non sembra seguire il corso del cambiamento di scenario”. Seghezzi lancia l'allarme: ”Mancano i giovani e non si investe più nell'incontro di domanda e offerta di lavoro. Affinché l'Italia resti un Paese competitivo c’è più bisogno di persone formate che di manodopera di basso livello”.
Per il presidente dell’Inapp Fadda quelli dell’Istat ”sono dati che inducono all’ottimismo, si conferma che la crisi che abbiamo vissuto non era dovuta alla flessione della domanda ma al blocco delle attività legate all'emergenza sanitaria, tuttavia ci sono anche delle traiettorie che andrebbero corrette”. La prima 'traiettoria, rimarca Fadda, ”riguarda l'esplosione dei contratti a termine cresciuti dell'8,3% rispetto allo 0,5% del tempo indeterminato. Un segnale che indica come la crescita sia dovuta in parte all'incremento degli stagionali e in parte a scelte degli imprenditori che non sembrano essere molto fiduciosi rispetto alla ripresa”. La seconda traiettoria da raddrizzare ”riguarda la distribuzione, settoriale: l’industria cresce con minore forza; ma non possiamo essere un'economia basata solo sulla ristorazione e il turismo”.
Giampiero Guadagni