Un’economia che cresce quest’anno più del previsto, ma che sarà in brusca frenata l’anno prossimo. Con il calo del debito, dell’inflazione e soprattutto del deficit, che consegna un tesoretto prezioso per il nuovo Governo. Questa la fotografia ”tendenziale” che il Governo uscente di Mario Draghi consegna al prossimo Esecutivo. Un quadro aggiornato solo a legislazione vigente, che tuttavia evidenzia come, nonostante il ”contesto difficile”, ci sono spazi per superare gli obiettivi. Ed è da questa base che la coalizione di centrodestra guidata da Giorgia Meloni inizierà il proprio lavoro per costruire di qui in avanti le scelte di politica economica. Terreno su cui il nuovo Governo sembra intenzionato a cimentarsi in fretta, con un nuovo decreto energia possibile forse già prima della manovra, per garantire sostegno a famiglie e imprese. Il nuovo quadro macroeconomico fornito dalla Nadef approvata mercoledì pomeriggio dal Consiglio dei ministri è insolitamente solo a metà: vista la contingenza della nascita del nuovo Governo, infatti, contiene solo la parte tendenziale, e non quella programmatica, con gli effetti della manovra di bilancio, che viene demandata al prossimo esecutivo. I numeri certificano un Pil che migliora quest’anno al +3,3% (dal +3,1% delle stime di aprile) grazie alla crescita superiore al previsto del primo semestre e nonostante la lieve flessione della seconda metà dell'anno. Ma a subire gli effetti dell’indebolimento del ciclo internazionale ed europeo sarà il 2023, con una brusca frenata al +0,6% (dal +2,4% nel Def). In discesa il deficit, che cala al 5,1%: obiettivo inferiore di 0,5 punti rispetto al 5,6% fissato nel Def e già autorizzato dal Parlamento, che lascia uno spazio di manovra tra 9 e 10 miliardi al nuovo Governo per un eventuale nuovo decreto. Cala anche il debito, che imbocca un percorso di discesa (145,4% del Pil quest’anno e 143,2% il prossimo) che lo porterà nel 2025 sotto quota 140% (al 139,3%). E nonostante la Nota fotografi un rialzo del sentiero dell'inflazione, resta la previsione che il tasso comincerà ”a scendere entro la fine di quest’anno”. Previsioni improntate ad un ”approccio prudenziale”, spiega il ministro dell’Economia Franco, per il quale l’attuale è un ”contesto difficile”, ma ci sono margini per fare meglio. Davanti ci sono mesi complessi, tra i rischi geopolitici e il probabile permanere dei prezzi dell'energia su livelli elevati, ma le risorse senza precedenti per rilanciare gli investimenti, chiaro riferimento al Pnrr, ”potranno dar luogo a una crescita sostenibile ed elevata”. A porre rischi è anche il rialzo di tassi e rendimenti, che se risparmierà il 2022, è destinato a ad avere un importante impatto negativo sul Pil nel 2023. Sulla base di queste previsioni, ora la palla passa alla coalizione di centrodestra. Per la manovra ci sono già stati i primi contatti al Tesoro e si guarda già alle prossime mosse. A partire da un possibile nuovo decreto energia, un’urgenza ancor più impellente alla luce delle ultime previsioni sull'aumento delle bollette (+60% per la luce nel prossimo trimestre secondo Nomisma). Solo per replicare a dicembre quanto fatto per ottobre-novembre sul fronte aiuti, servirebbero 4,7 miliardi.
Alla fine, dunque, ci può essere un tesoretto che per il leader Cisl Sbarra ”è da impegnare urgentemente per sostenere imprese, famiglie, lavoratori e pensionati. Va alzata ulteriormente la tassazione sugli extra profitti delle imprese energetiche, delle multinazionali della logistica e dell’economia digitale, vanno recuperate risorse allocate su decreti approvati e non attuati o che presentano un basso tiraggio e ove necessario, come extrema ratio, si valuti anche opportunità di uno scostamento di bilancio”. Aggiunge Sbarra: ”Le priorità oggi sono il lavoro, i redditi delle famiglie, l'emergenza legata al caro bollette”. E naturalmente le pensioni: ”O parte subito il tavolo, oppure la Cisl è pronta alla mobilitazione”. Da parte sua ”l’Europa deve decidere urgentemente di fissare un tetto massimo e calmierato al prezzo del gas, deve liberare risorse per un nuovo Recovery energia finalizzato a conquistare maggiore autonomia energetica, deve rifinanziare il fondo Sure per sostenere il lavoro e misure di protezione sociale delle persone e tassare i profitti delle grandi multinazionali. L'Europa deve dare un forte segnale così com'è stato dato durante l'emergenza pandemica e così com'è stato sulla guerra in Ucraina su cui l'Europa ha parlato con una sola voce”.
Giampiero Guadagni