Giovedì partirà dunque il voto degli emendamenti in Commissione Bilancio che si protrarrà fino a domenica 18 dicembre. Dopo la valanga di oltre 3 mila emendamenti depositati, i partiti hanno ristretto le proprie proposte a poco più di 500 segnalati in commissione Bilancio. La dote per le modifiche del Parlamento è di 400 milioni (700 contando quella per i Ministeri). E sono tante le richieste dei partiti. Nella maggioranza, Forza Italia insiste sull’aumento delle pensioni minime fino a mille euro come ”obiettivo di legislatura.
Oltre la metà degli emendamenti segnalati arrivano dalle opposizioni. M5s si schiera a difesa del Reddito di cittadinanza; dal Pd arriva un pacchetto di emendamenti sul fronte lavoro, dal salario minimo all’abolizione di alcune parti del Jobs act. Il Terzo Polo chiede l’abolizione di una serie di micro-tasse, oggetto anche di un emendamento della Lega. .
Restano ancora diversi nodi. Il premier Meloni, sui social, ne ha sciolti alcuni. Ha fatto sapere che la Ue ha autorizzato la proroga a tutto il 2023 di Decontribuzione Sud, ”una misura che noi vogliamo rendere strutturale: presenteremo un emendamento alla manovra per estendere al 2023 anche i crediti di imposta per le aziende che assumono al Sud, per le Zone economiche speciali, per le aree terremotate”. Quanto al bonus ai diciottenni per la cultura ”non lo vogliamo abolire ma va introdotto un limite al reddito di chi accede a questa misura, e vanno meglio definiti i contenuti e le cose che si possono acquistare con queste risorse, lavorando anche sulle truffe”.
Lunedì intanto hanno preso il via le manifestazioni territoriali organizzate dalla Cgil per contestare la legge di bilancio, si concluderanno venerdì con un comizio a Roma.
La Cisl non condivide, ma non si sente isolata. Spiega il numero uno di via Po Sbarra: ”Lo sciopero non è un tabù, ma in questo momento non è lo strumento giusto. Davanti alle sfide che ci attendono e alle difficoltà di una crisi aggravata da guerra e inflazione occorre un grande senso di responsabilità da parte di tutti”. In tante assemblee, nei luoghi di lavoro e nei territori ”stiamo presentando i punti della manovra che vengono incontro alla nostra agenda sociale, ma anche le criticità che devono essere corrette”. La Cisl ha chiesto al Governo ”di ristabilire la piena indicizzazione delle pensioni. Il ridimensionamento della perequazione porta alle casse dello Stato 6 miliardi in due anni: un’operazione inaccettabile, considerando anche che quota 103 costa circa 750 milioni. Sul fronte lavoro sono dannose le misure che estendono l’uso dei voucher, perché tolgono tutele ai lavoratori dell'agricoltura e del terziario. Vanno tolti i vincoli introdotti su Opzione Donna e rafforzati gli strumenti di tracciabilità fiscale e di lotta all'evasione. Infine chiediamo più risorse per sanità, scuola, servizi sociali, non autosufficienza e per il rinnovo dei contratti pubblici e privati, a cominciare da quello dei medici”. Per Sbarra lo strumento da usare per fare cambiare idea al governo è quello della contrattazione. ”Stiamo incontrando tutti i gruppi parlamentari e le forze politiche, ad ogni livello”, ha sottolineato Sbarra. Per intensificare la pressione, la Cisl ha convocato giovedì a Roma, un’assemblea nazionale con centinaia di quadri e delegati.
Giampiero Guadagni