Cgil Cisl e Uil tornano a chiedere al ministro del Lavoro Di Maio un confronto sugli interventi in materia di mercato del lavoro. “E' urgente - si legge nella nota - che si superi la logica degli interventi a spot, per avviare un confronto sistemico sulle emergenze che gravano sul mondo del lavoro. In particolare nelle prossime settimane migliaia di lavoratori vedranno terminare la copertura garantita dai loro ammortizzatori sociali, senza che, nel frattempo, siano ripartiti adeguati investimenti e processi di riorganizzazione e riconversione produttiva”. Occorre, concludono le tre Confederazioni, “aprire subito un confronto con le parti sociali per risolvere tale situazione, a partire dal superamento delle rigidità delle attuali norme che regolano gli ammortizzatori sociali, oltre che dare credibilità ed efficacia alle politiche attive, decisive per garantire percorsi di ricollocazione e sostegno”.
Prosegue intanto la crescita dell’occupazione. Secondo la Nota trimestrale congiunta Istat, Ministero del lavoro, Inps, Inail e Anpal, nonostante il rallentamento della crescita del Pil, il tasso di occupazione è aumentato dello 0,5% al 58,7%, superando di oltre tre punti il valore minimo del III trimestre 2013 (55,4%), tornando ai valori pre-crisi e sfiorando il livello massimo del II trimestre del 2008 (58,8%). La crescita riguarda sia le posizioni a tempo indeterminato sia quelle a tempo determinato, rispettivamente +53 mila e +34 mila. La crescita tendenziale dell’occupazione dipendente risulta quindi sostenuta in termini sia di occupati (+2,0%) sia di posizioni lavorative riferite ai settori dell'industria e dei servizi (+2,6%): si tratta di 425 mila posizioni lavorative nel secondo trimestre 2018 in più. Dopo cinque trimestri di riduzione il lavoro indipendente torna a crescere a livello sia tendenziale (+30 mila occupati, +0,6%) sia congiunturale (+89 mila occupati, +1,7%). Le posizioni lavorative dipendenti presentano un incremento congiunturale soprattutto nei settori dei servizi e nell'industria. Nel secondo trimestre 2018, le attivazioni sono state 2 milioni 497 mila e le cessazioni 2 milioni 411 mila, determinando un saldo positivo di 86 mila posizioni di lavoro dipendente. La crescita riguarda soprattutto i servizi (+71 mila posizioni) e l'industria in senso stretto (+12 mila).
Osserva il segretario generale aggiunto della Cisl Sbarra: ”Si tratta di segnali positivi, ma ancora labili: il lavoro oggi è più fragile e discontinuo rispetto a 10 anni fa e mai come ora servono strumenti per governare le transizioni tra lavoro e disoccupazione e viceversa. Serve un rafforzamento degli strumenti di tutela nel mercato del lavoro, da una parte con il superamento di alcune rigidità nella normativa sulla cassa integrazione e la proroga di alcune scadenze a fine anno, dall’altra rafforzando, con investimenti in personale e formazione, i servizi per l’impiego per rendere effettivamente operativi strumenti come il patto di servizio e l’assegno di ricollocazione. Contestualmente bisogna rendere significativamente più conveniente il lavoro stabile”. Ovviamente, aggiunge Sbarra, ”nessuno strumento di politica del lavoro avrà efficacia vera senza un balzo in avanti della crescita economica, che va sostenuta con misure adeguate a partire dagli investimenti in ricerca, innovazione, infrastrutture materiali e immateriali, che dovrebbero essere le priorità della prossima legge di bilancio”. Anche per tali ragioni, conclude Sbarra, ”abbiamo chiesto e sollecitato, unitariamente, il Ministro del Lavoro ad aprire un confronto con il Sindacato sui temi del Lavoro con particolare riguardo alle questioni delle politiche attive (formazione e competenze, servizi per l’impiego, assegno di ricollocazione) e sugli ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro considerate le imminenti scadenze che rischiano di bloccare processi di riorganizzazione, ristrutturazione di realtà aziendali e di annullare protezioni sociali e di reddito per migliaia di lavoratori”.
Brutte notizie arrivano intanto dall'industria. Dopo aver raggiunto a maggio il livello massimo da inizio anno, l'indice del fatturato registra due flessioni mensili consecutive a giugno-luglio. L'Istat stima a luglio un calo del fatturato dell'1% rispetto a giugno, confermando una tendenza negativa già registrata nel mese precedente (-0,3%). Nella media degli ultimi 3 mesi, l'indice cresce dell'1,4% sui tre mesi precedenti. Su base mensile, calano anche gli ordini (-2,3%), seguendo la flessione del mese precedente (-1,5%). Per il segretario confederale Cisl Colombini questi dati sono dovuti “alla mancanza di fiducia di famiglie ed imprese causata principalmente dalle incertezze governative sul futuro del nostro Paese e soprattutto sulle continue e contraddittorie dichiarazioni rispetto alla Legge di bilancio dove si parla di pensioni, di mercato del lavoro, di fisco, non a favore di pensionati e lavoratori, ma pochissimo di risorse per lo sviluppo, utili ad attrarre investimenti anche stranieri e rilanciare quelli pubblici che possono garantire i settori strategici del nostro paese, con attenzione in modo particolare al Sud e ad impresa 4.0, facilitando il rilancio delle piccole e medie imprese”.