L’economia italiana evita per un pelo la recessione ma resta in una condizione di stagnazione. Nel primo trimestre dell’anno, fa sapere infatti l’Istat, il Pil italiano è cresciuto dello 0,2% rispetto ai tre mesi precedenti. Mentre su base tendenziale, cioè nel confronto con il primo trimestre 2018, la crescita è stata dello 0,1%. La variazione congiunturale del Pil è la sintesi di incrementi del valore aggiunto sia dell’agricoltura, silvicoltura e pesca, sia dell’industria e dei servizi. Mentre, dal lato della domanda (consumi e investimenti), il contributo è stato negativo per la componente nazionale (al lordo delle scorte) e positivo per la componente estera netta.
All’inizio del 2019, dunque, l’economia italiana ha registrato ”un moderato recupero che ha interrotto la debole discesa dell’attività registrata nei due trimestri precedenti”, grazie alle esportazioni. Ma sottolinea l’Istituto di statistica, nel complesso, ”l’ultimo anno si è caratterizzato come una fase di sostanziale ristagno del Pil, il cui livello risulta essere nel primo trimestre del 2019 pressochè invariato rispetto a quello di inizio del 2018”, soprattutto a causa dei bassi consumi interni. Ma rispetto a 11 anni fa, vale a dire all’inizio della crisi economica, il Pil italiano è ancora del 5% inferiore rispetto a quello pre-crisi.
C’è poco da gioire, dunque, perchè se il Paese resta in una condizione di stagnazione, con bassi investimenti nonostante i bassi tassi di interesse e di inflazione, se va bene siamo condannati ad una fase prolungata di bassa crescita con bassa occupazione. Per questo il sindacato non nasconde la propria preoccupazione. ”Ormai - dice la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan - siamo sempre sul filo del rasoio tra la recessione e non; anche sull’occupazione tra lo zero virgola più e lo zero virgola meno. Il tema - aggiunge - è che il Paese ha rallentato la sua crescita e anche l’occupazione ne risente malamente”. Perciò, sottolinea Furlan, occorre ”sbloccare la crescita” e ”far ripartire il Paese”. A questo proposito, spiega la leader della Cisl, ”resta attualissima la riforma che abbiamo illustrato al Governo anche in occasione della manifestazione del 9 febbraio: sbloccare le grandi e le medie opere che continuano a essere bloccate fare investimenti su innovazione, ricerca e formazione, agendo cioè sulla tastiera della crescita. Il primo maggio - conclude - lo dedicheremo anche a questo tema, al bisogno di riprendere a crescere in questo paese”. Ma, avverte, ”la strada è ancora lunga”.