L’economia italiana tira il freno. A dirlo è la Commissione Europea. Le previsioni estive di Bruxelles non invitano all’ottimismo. La stima sul Pil viene tagliata di due decimali rispetto al dato di maggio (da 1,5 a 1,3%) per quanto riguarda l’anno in corso e di uno (da 1,2 a 1,1%) sul 2019. Il rallentamento tuttavia si iscrive nel quadro di generale incertezza che avvolge le prospettive dell’economia europea. La Commissione vede profilarsi infatti una battuta d’arresto anche per il Pil dell’Ue a 28 e dell’Eurozona. L’espansione che ha caratterizzato il 2017 proseguirà ma ad un ritmo più blando. Ue ed Eurozona »continueranno ad espandersi quest’anno e nel 2019 ma ad un passo più moderato rispetto al 2017. I primi sei mesi del 2018 hanno fatto registrare un’attività meno intensa del previsto; gli effetti di questo ripiegamento si faranno sentire nel prosieguo dell’anno e anche nel prossimo. Di conseguenza il Pil si fermerà al 2,1% (- 0,2%) , mentre dovrebbe rimanere invariato al 2% nel 2019. Le ragioni sono essenzialmente due: tensioni commerciali e volatilità dei mercati.
Nel caso italiano si aggiungono però i timori derivanti dall’incertezza politica. Scrive infatti la Commissione che ”i rischi al ribasso sulle prospettive di crescita sono diventati più prominenti di fronte a una riaccesa incertezza di politiche a livello globale e domestico”. Più in dettaglio, l’analisi dell’esecutivo comunitario sottolinea che ”il riemergere di timori o incertezze sulle politiche economiche, e il possibile contagio dei tassi più alti sui costi di finanziamento delle imprese, possono peggiorare le condizioni del credito e zittire la domanda interna”.
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