Ennesimo grave allarme dell’Istat su un sistema produttivo che sta perdendo pezzi strutturali e che continua ad arretrare a causa di una congiuntura amplificata da politiche inadeguate. Nel quarto trimestre del 2019 la produzione industriale in Italia è scesa in termini congiunturali dell’1,4%, la prima volta dopo 5 anni, il calo più forte dal quarto trimestre 2012. Su base annua la diminuzione è del 4,3%.
La flessione segue quelle del secondo e del terzo trimestre: in pratica, il settore è in recessione.
Commenta il segretario generale aggiunto della Cisl Sbarra: ”La risacca è drammatica, coinvolge quasi tutti i comparti, e denuncia la mancanza di una visione di sviluppo industriale. Non ci sono scorciatoie: serve la massima discontinuità sul fronte degli investimenti”. Da anni il sindacato chiede una svolta nelle misure anticicliche per far ripartire infrastrutture e occupazione produttiva, innovazione e formazione, fiscalità di sviluppo e integrazione territoriale, transizione all’economia digitale e verde. ”Se il nostro Paese arranca più degli altri è perché su questi capitoli si è perso tanto, troppo tempo, a causa di mancanza di progettualità, procedure burocratiche e amministrative troppo farraginose, veti incrociati, ideologie del no. Bisogna uscire da questa trappola - sottolinea ancora Sbarra - tornare a dare una prospettiva alle nostre filiere, costruendo reti e strumenti di sostegno accessibili anche alle piccole e medie aziende che, come quelle grandi, devono essere accompagnate nelle dinamiche 4.0. Bisogna lavorare insieme alle parti sociali anche per rilanciare i consumi, non lasciando indietro nessuno”. Essenziale è “uno scatto nella gestione degli oltre 150 tavoli di crisi aziendali e nella tutela dei 300mila lavoratori coinvolti”. La coesione e il riallineamento delle politiche industriali “sono priorità così evidenti da richiamare tutta la politica alla massima condivisione sulle azioni necessarie”.