In linea con quanto detto da Sbarra sono andate anche le testimonianze raccolte nel panel. E anche lo studio presentato da Randstad Italia: un salario ”corretto” e ”rispettoso” delle mansioni svolte è fuori da ogni dubbio. Ma un giovane che si presenta oggi a un colloquio di lavoro chiede all'azienda anche altri ”sostegni”: maggiore flessibilità di impegni e di orari, tanta formazione per rimanere al passo con i tempi che cambiano, un aiuto per affrontare le sfide della vita come l'arrivo di un figlio. Oggi e persone giovani cercano un equilibrio soddisfacente tra lavoro e vita privata. La prima domanda del candidato giovane è di conoscere la politica dello smart working dell'azienda. I lavoratori chiedono alle aziende di dare loro una ”formazione di qualità” perché hanno capito che quello che loro sanno oggi, probabilmente non sarà valido tra qualche anno.
Ma come agire per rispondere tempestivamente alle nuove istanze? Mauro Nori, capo di Gabinetto del Ministero del Lavoro, ha presentato i dati sulla situazione lavorativa in Italia. ”Da giugno 2022 a giugno 2023 abbiamo 385mila nuovi posti di lavoro, la maggior parte contratti a tempo indeterminato. Abbiamo una riduzione della disoccupazione di 178mila unità e una riduzione del tasso di inattività di 280mila unità. L'economia italiana ha dimostrato alla conclusione della pandemia di avere una capacità reattiva molto importante anche nell'ambito del mercato del lavoro”. Rimane, però, il problema legato all'inverno demografico: ”Dal 2023 al 2027 si stima che l'Italia avrà bisogno di 3,8 milioni nuovi lavoratori, di cui 2,7 in sostituzione di quelli che cesseranno. Occorrono allora risposte flessibili e capacità di dinamiche di aggiustamento delle competenze”. Per questo ”è antistorico presentare un modello legislativo sul salario minimo”.
E a proposito, Sbarra condivide il coinvolgimento del Cnel chiesto da Palazzo Chigi. Sottolineando che con la fissazione di una cifra minima in Gazzetta ufficiale ”si rischia una pezza peggiore del buco con l'esplosione del lavoro nero nelle fasce deboli, e un'uscita di massa dai contratti con una compressione verso il basso dei salari delle fasce medie”. Serve invece ”individuare le condizioni di un accordo ampio e condiviso anche su una possibile norma che rafforzi relazioni industriali ed estenda la contrattazione prevalente”.
Su qualunque tema sociale è necessario uscire dalla logica degli interventi spot. Ad esempio sulle pensioni. Il leader Cisl sollecita “una riforma della legge Fornero, partendo da una impostazione che metta in priorità il tema della previdenza per i giovani e le donne, incentivi la previdenza complementare, renda strutturale l'Ape sociale e negozi misure di flessibilità in uscita dal mercato del lavoro”.
Giampiero Guadagni