Venerdì 22 novembre 2024, ore 10:14

Riforme 

Fisco, confronto urgente 

Riduzione dell'Irpef e il taglio del cuneo fiscale. Ma anche possibile estensione della fattura elettronica ai contribuenti sotto i 65 mila euro che usufruiscono della flat tax al 15% Sono questi i punti centrali del ddl delega sul fisco che il Consiglio dei ministri si prepara ad approvare.
L'architettura complessiva è stata quella definita dalla ”Bicamerale” composta dai componenti delle commissioni Finanze di Montecitorio e Palazzo Madama dopo lunghissime mediazioni. Alla fine è stata trovata una sintesi che prevede un fisco più favorevole per i ceti medi (tra 28mila e i 55mila euro) e il superamento dell'Irap. L'impianto generale è orientato al contenimento del carico fiscale. Proprio per questo lo scoglio principale resta quello delle risorse visto che il documento condiviso dai partiti, nel suo complesso, prevede un costo complessivo di quasi 40 miliardi, mentre attualmente la copertura è di appena 3 miliardi.
Il ministro dell’Economia Franco ha fatto sapere che la riforma comincerà con le modifiche a costo zero. Tuttavia è inevitabile che il problema dei costi diventerà il tema fondamentale. Tanto più che il taglio al cuneo fiscale potrebbe già arrivare con la legge finanziaria del 2022. Il punto controverso riguarda la riforma del catasto che nelle intenzioni dei proponenti oltre a fornire maggiori risorse, servirebbe a offrire uno specchio fedele del patrimonio immobiliare italiano. Questo intervento, seppur invocato da più parti (da ultimo il report dell'Ocse), rappresenta un nodo spinosissimo per i possibili impatti negativi sui milioni di proprietari di immobili del Paese.
L’intero pacchetto non entrerà in vigore prima del 2023: conterrà sicuramente un riferimento alla revisione dell'Irpef (oggi al 38% nella fascia di reddito 28.000-55.000 che raggruppa il maggior numero di contribuenti (circa sette milioni), probabilmente con il paletto della progressività e il focus sul ceto medio ma senza indicare in quale direzione riscrivere scaglioni e aliquote. Poi ci saranno una serie di semplificazioni, compresa la costruzione di un Codice unico del contribuente, il rafforzamento della lotta all'evasione collegata al digitale. Su questo punto, in realtà, si potrebbe intervenire in anticipo sulla delega, già in manovra o con un eventuale decreto fiscale collegato, in cui inserire anche, magari, l'estensione della fatturazione elettronica ai forfettari (serve l'autorizzazione di Bruxelles con cui sarebbero già in corso delle interlocuzioni).
Quanto al fisco verde, le Commissioni finanze ritengono ”necessario un pacchetto che includa i seguenti interventi: il riordino, la semplificazione e la stabilizzazione per la rigenerazione energetica e sismica degli edifici privati; una progressiva riduzione dei sussidi dannosi per l'ambiente, vincolando le risorse risparmiate alla riduzione generalizzata dell’aliquota Ires; una rimodulazione dell’imposizione indiretta in funzione delle emissioni di Co2 in attuazione del principio chi inquina paga; un aumento del limite alla detraibilità dell'Iva (attualmente fissato al 40%) per tutti i veicoli a basse emissioni. Al fine di evitare effetti regressi per le persone fisiche e penalizzanti per le imprese, prevedere adeguati meccanismi temporanei di compensazioni in grado di accompagnare le famiglie e imprese più vulnerabili nel processo di aggiustamento di comportamenti e costi".
Per chiudere sulla delega bisognerà anche decidere da un lato quante sono le risorse disponibili dal 2023 in poi e dall'altro come utilizzare, nel frattempo, i 2,3 miliardi già a bilancio proprio per il taglio delle tasse. Anche su questo i partiti hanno idee opposte: Italia Viva, come ripete il presidente della commissione Finanze della Camera Luigi Marattin, sponsorizza la cancellazione dell'Irap per gli autonomi (che sarebbe assorbita nell'Ires per il resto delle imprese) mentre Leu e Pd spingono per il taglio del cuneo fiscale.
I cosiddetti micro prelievi, sia a livello centrale che a livello territoriale, hanno un gettito inferiore allo 0,01% del totale delle entrate tributarie per lo Stato e sotto lo 0,1% per Regioni e Comuni. Sono imposte, tasse e diritti che ora si punta a cancellare. Cestinare o comunque sfoltire una massa che tiene dentro il superbollo, ma anche la tassa per la laurea, l'imposta regionale sulle emissioni sonore degli aeromobili civili, ancora l'imposta sugli intrattenimenti e tante altre.
E in vista della imminente delega sul fisco, Cgil Cisl e Uil chiedono che venga aperto con urgenza un confronto con le parti sociali sui temi della riforma. In una nota unitaria la vice segretaria generale della Cgil Fracassi ed i segretari confederali di Cisl e Uil Romani e Proietti ribadiscono inoltre ”la necessità di una razionalizzazione del prelievo Irpef, che oggi penalizza i redditi medi e bassi, soprattutto di lavoratori e pensionati, che hanno sempre pagato e continuano a pagare fino all’ultimo centesimo di tasse. La riforma del fisco, quindi, fin dai suoi primi passi deve puntare a ridurre la pressione fiscale sul lavoro e sulle pensioni, al riordino delle spese fiscali e al contrasto della piaga dell’evasione fiscale, la quale ogni anno sottrae allo Stato oltre 100 miliardi”. Dai sindacati ”massima contrarietà all’abolizione dell’Irap e ad ogni altra riduzione non selettiva delle imposte e degli oneri delle imprese. Non servono piccoli aggiustamenti ma una riforma complessiva che consenta al nostro Paese di sostenere lo sviluppo e gli investimenti a partire da Pnrr, e che abbia come fine la progressività, la semplificazione, la riduzione della pressione fiscale e la redistribuzione più equa delle risorse”.
Giampiero Guadagni

( 17 settembre 2021 )

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