Tra Fca e Psa il momento delle nozze è sempre più vicino. Dopo la fusione sfumata con Renault e dopo essersi annusato con altri grandi player dell’auto, il destino del Lingotto potrebbe passare di nuovo dalla Francia.
Nella serata di martedì è stata Fca a confermare che i colloqui sono ad uno stadio avanzato. Ieri si è riunito il cda del gruppo francese. Un’eventuale fusione terrebbe a battessimo un gruppo da 50 miliardi e quasi nove milioni di auto prodotte all’anno.
Le incognite tuttavia non mancano. Bisognerà prima di tutto vedere quale posizione prenderà il governo francese. Le prime reazioni fanno pensare che Parigi veda di buon occhio l’iniziativa.
In Italia il nuovo esecutivo non pare aver mutato indirizzo rispetto al precedente. E del resto al ministero dello Sviluppo Economico da Di Maio a Patuanelli la continuità a 5 Stelle è stata garantita. Patuanelli che, come aveva fatto il suo predecessore e capo politico, preferisce giocare di rimessa, senza intromettersi ”in un’operazione di mercato”.
Tra Italia e Francia non sono solo i governi a mostrare sensibilità diverse in tema di grandi fusioni. Pure tra i sindacati occorre distinguere perché le differenze non si limitano alle sfumature.
Quelli italiani, pur cauti sulle possibili ricadute occupazionali dell’operazione, non fanno mistero di guardare con favore al consolidamento del mercato dell’auto. Non a caso la segretaria generale della Cisl Annamaria Furlan parla di un’operazione ”davvero importante per l'azienda e per tutto il Paese. Speriamo si riesca a concludere positivamente”. In caso di fusione, osserva il numero uno della Fim Marco Bentivogli, vanno ”integrati i valori di entrambe le aziende” per ”superare i punti deboli e fare massa critica con i punti di forza”. Le eventuali sovrapposizioni, aggiunge, possono venir superate ”da un buon piano industriale di integrazione”, che garantisca ”occupazione stabile in Italia”.
Viceversa la Cgt, il più grande sindacato francese, sfoggia già i muscoli: il matrimonio tra Fca e Psa - mette in chiaro Jean-Pierre Mercier, che rappresenta la Cgt nel gruppo guidato da Carlos Tavares - rappresenta un rischio per ”i diritti collettivi dei dipendenti in Francia come in Italia”.
( Articolo integrale domani su Conquiste Tabloid)