Il diesel ha gli anni contati. Dopo lo scaldalo che ha coinvolto Volkswagen e l’adozione di norme sulle emissioni molto più stringenti che in passato in Europa e Stati Uniti, i grandi costruttori hanno deciso di avviare la exit strategy dal gasolio. Una scelta che adesso pare sul punto di compiere anche Fca. Secondo il Financial Times a partire dal 2022 il gruppo guidato da Sergio Marchionne non equipaggerà più le sue auto con ‘motori diesel. Da Torino nessuna conferma, ma neppure una smentita: in questi casi la prudenza è d’obbligo. Molto probabilmente bisognerà attendere il 1 giugno, giorno dell’Investor Day e della presentazione del nuovo piano industriale, perché dal Lingotto arrivi un’indicazione chiara.
Tuttavia il sentiero appare tracciato. Se Marchionne, che è in uscita a fine anno, confermerà quanto scrive oggi Ft, Fca saràl’ultimo dei grandi costruttori ad ufficializzare il proprio addio al diesel. In un passato anche recente non è sfuggita la ritrosia con la quale il gruppo si è accostato – almeno in pubblico – al dibattito sull’auto elettrica, una strada che invece molti competitor hanno imboccato con decisione. Lo stesso Marchionne in più di un’occasione si era mostrato scettico, fino al punto di definirla “una minaccia per il pianeta”. Poi a metà gennaio, in occasione del Salone di Detroit, l’inversione di rotta, con l’annuncio che Ferrari sarà il primo marchio a produrre una supercar elettrica. E comunque l’ad non è stato con le mani in mano negli ultimi anni, negoziando prima un accordo con Google per l’auto a guida autonoma e poi un’intesa con Bmw, Intel e Mobileye, sempre finalizzata allo sviluppo di una una piattaforma tecnologica per la self driving car.
Va ricordato che l’abbandono del diesel pone a Fca una serie di problemi di non poco conto. Il mercato italiano, di cui è leader, è ancora fortemente ancorato al gasolio, con una quota del 56% di vetture immatricolate sul totale. Eppure anche da noi la linea di tendenza non potrà che convergere con quella che è l’inclinazione del mercato europeo, dove le immatricolazioni di diesel nel 2017 sono scese del 43%.
In concreto, si tratta di dotarsi di una nuova strategie e, nell’immediato, di ridefinire la mission di alcuni stabilimenti, come – ricorda il segretario nazionale Fim Ferdinando Uliano – quelli della Vm di Cento e di Pratola Serra: "Se ci saranno piani che porteranno verso l’uscita delle motorizzazioni diesel, questi devono essere accompagnati da una riqualificazione delle produzioni, assegnando nuove motorizzazioni e nuove attività per salvaguardare occupazione e stabilimenti”
Pratola Serra, in provincia di Avellino, e Cento, nel ferrarese, occupano circa 3mila lavoratori e la produzionel “nel 2017 ha raggiunto la quota di circa 461.000 motori”, spiega Uliano. A Pratola Serra, rispetto al 2015, la situazione produttiva ha riscontrato una crescita del 23%, il che ha consentito di mandare in soffitta i contratti di solidarietà ma nondi azzerare la cassa integrazione ordinaria di circa una settimana al/mese. La previsione per il 2018 è di un ulteriormente aumento dei volumi rispetto al 2017. Alla Vm Cento l’anno scorso si sono prodotti circa il 56% in meno di motori rispetto al 2015. “Nel 2017 l’utilizzo di contratti di solidarietà è terminato e si son stabilizzati circa 100 lavoratori a termine – sottolinea Uliano - La previsione per il 2018 è di una ripresa tanto che non si è più fatto ricorso all’utilizzo dei cds, in particolare per le forniture collegate al Ram 1500, considerato un veicolo commerciale. Anche se le immatricolazioni diesel in Europa nel 2017 sono ancora pari al 43,8% la tendenza nei prossimi anni è di una riduzione della quota di mercato”. Per la Fim la presentazione del piano industriale rappresenta dunque “ un appuntamento importante anche per comprendere i progetti che FCA metterà in campo sulle motorizzazioni nei prossimi anni e su come coniugarli con i nostri obiettivi di messa in sicurezza degli stabilimenti e dell’occupazione oggi dedicati alle produzioni diesel".