Un miglioramento confermato anche dai dati Istat sul fatturato industriale: a maggio registrato infatti un aumento dell'1,4% in termini congiunturali e in termini tendenziali del 23,6%; con una dinamica positiva su entrambi i mercati (+1,5% quello interno e +1,1% quello estero).
Su come gestire i 14, 3 miliardi del dl Aiuti bis, il governo Draghi si è confrontato in questi giorni con le parti sociali. Non il rinnovo dei 200 euro e nemmeno una riduzione dell’Iva sul pane: per proteggere lavoratori e pensionati dalla corsa dell’inflazione l’orientamento è quello di procedere con un nuovo taglio del cuneo, almeno raddoppiando la decontribuzione già in vigore fino a fine anno, e con l'anticipo della rivalutazione delle pensioni. Le cifre sul tavolo, ha osservato il premier, ”non sono banali”. E grazie a quei 14,3 miliardi in deficit si potranno concentrare gli sforzi su interventi mirati a proteggere famiglie e imprese dai rincari fino alla fine dell'anno. O comunque fino all'arrivo del nuovo Governo. Nel decreto aiuti bis, atteso la prossima settimana, saranno infatti replicate le misure taglia-bollette anche per l'ultimo trimestre, per evitare che dal primo ottobre aumentino le tariffe senza essere calmierate mentre ancora è in corso la transizione politica. E l'intero pacchetto potrebbe essere rafforzato, sia sul fronte del bonus sociale per energia elettrica e gas, sia su quello degli aiuti alle imprese. Sarà prolungato ancora anche il taglio delle accise sulla benzina, probabilmente fino a fine ottobre anche se c'è chi preme per arrivare fino alla fine dell'anno. Ma il grosso delle risorse andrà a "stipendi netti e pensioni" che potranno essere aumentati "grazie al dialogo sociale", come ha sottolineato il ministro del Lavoro Orlando, al tavolo insieme a Brunetta, Franco e Giorgetti, che ha affrontato anche il nodo delle crisi aziendali a partire da Priolo; e Patuanelli, che ha rivendicato l'estensione delle protezioni al mondo dell'agricoltura.
Tra l'altro il bonus 200 euro, con un costo stimato di 25 milioni, dovrebbe essere esteso ai lavoratori agricoli, i precari e i somministrati. Per la decontribuzione si parte dall'ipotesi di un nuovo taglio dello 0,8% per i redditi fino a 35mila euro, che si va ad aggiungere allo 0,8 di riduzione del cuneo già in vigore per tutto il 2022 per la stessa platea. Ma si punterebbe almeno all'1% aggiuntivo di taglio, una volta fatti anche i calcoli delle risorse necessarie per la rivalutazione delle pensioni. Le due nuove misure dovrebbero coprire il secondo semestre. Si punta dunque ad anticipare nella seconda parte dell'anno l'adeguamento delle pensioni all'inflazione previsto da gennaio 2023, con l'obiettivo di aumentare il potere d'acquisto anche dei pensionati. Meccanismi, percentuali e platea sono ancora allo studio: il sistema attuale prevede tre fasce per la rivalutazione (100% fino a 4 volte il minimo, pari a 523 euro, 90% tra 4 e 5 volte il minimo e 75% sopra questa soglia).
Interventi che soddisfano i sindacati, d'accordo nel chiedere di estendere la tassa sugli extraprofitti anche alle multinazionali della logistica e dell'economia digitale. Un approfondimento sul tema non viene escluso dal ministro del Lavoro. Il leader della Cisl Sbarra insiste anche sulla necessità di azzerare l'Iva sui beni di largo consumo con un intervento ”limitato alle famiglie in difficoltà”.
Giampiero Guadagni