Lunedì 25 novembre 2024, ore 5:19

Istat 

Fatturato, industria in calo. In crescita il settore servizi 

Cala il fatturato dell'industria a gennaio. Al netto dei fattori stagionali, si stima un calo congiunturale sia in valore (-3,1%) sia in volume (-2,6%). Lo comunica l'Istat rilevando che si registrano diminuzioni della stessa intensità per valori e volumi ( 2,4%) sul mercato interno e flessioni più accentuate dei valori (-4,5%) rispetto ai volumi (-2,8%) sul mercato estero. Su base tendenziale, a gennaio 2024, il fatturato dell'industria cala sia in valore (-3,6%) sia in volume (-1,8%), con diminuzioni del 3,4% sul mercato interno (-1,6% in volume) e del 3,9% sull'estero (-2,6% in volume). Incremento congiunturale, invece, per il settore dei servizi sia in valore sia in volume. Su base tendenziale si registrano incrementi del 3,6% in valore e del 3,8% in volume.
Un dato negativo dunque sul tavolo del Governo, alle prese con l’esame dei conti pubblici. L’Ufficio parlamentare del Bilancio, da parte sua, afferma che nel breve termine si prospetta una fase ciclica dell'economia italiana ancora in lieve espansione. Nel primo trimestre del 2024 l'Italia sembrerebbe cresciuta a un ritmo moderato; mentre nel medio termine rimangono prevalenti i rischi al ribasso, legati soprattutto alle forti tensioni geopolitiche”.
Il Def presentato nei giorni scorsi ”è un documento allo stato completamente indecifrabile: manca tutta la parte previsionale, evanescente rispetto alle misure da programmare per il futuro”. Lo ha detto in una intervista televisiva il leader Cisl Sbarra, che aggiunge: ”Nella prossima legge di stabilità, per noi rimane importante assicurare la proroga strutturale del taglio contributivo, bisogna ridurre le tasse al ceto medio, rilanciare gli investimenti, riaprire il confronto sulle pensioni e poi creare un grande potente investimento su sanità, scuola ed enti locali”.
Anche per il Governo l’imperativo è confermare il taglio del cuneo fiscale nel 2025. Per trovare le risorse necessarie, come si capisce dalle pieghe del Def, si inciderà nell'ampia voce dei crediti d'imposta o ”tax expenditures”. La Nadef, in autunno, aveva anticipato risorse cospicue da reperire fra gli sconti fiscali alla voce ”revisione e rimodulazione della spesa”, all'interno di un'operazione di spending review da 10 miliardi in totale. Un potenziale cospicuo se non fosse per la difficoltà politica di andare a incidere sulle detrazioni fiscali, di cui i bonus per l'edilizia sono solo una parte. E' nella premessa al Def che il ministro dell’Economia Giorgetti entra più nello specifico dei probabili interventi. Per abbassare il deficit già nel 2025 e ricondurlo sotto il 3% nel 2026 si passerà anche da ”una revisione della disciplina dei crediti d'imposta”. Sempre il Def indica le grandezze in gioco riguardanti alcune delle tax expenditures. Nel 2023, in conto capitale, i trasferimenti della Pa alle famiglie sono aumentati di 14 miliardi ”principalmente per il maggior utilizzo dei crediti d'imposta sui bonus edilizi”. Poi c'è la selva delle tax expenditures, cui l'Ufficio parlamentare di bilancio dedica uno studio da cui emerge che gli interventi sulle detrazioni fiscali nel primo modulo della riforma dell'Irpef (riduzione di 260 euro le detrazioni per i contribuenti con reddito superiore a 50.000 euro), permettono un recupero di gettito contenuto con un risparmio complessivo di appena 220 milioni. Briciole se si pensa che secondo l'Upb, nonostante i tentativi di contenerle portati avanti dal 2009 ad oggi, il numero delle agevolazioni fiscali è aumentato di un terzo tra il 2018 e il 2024, passando da 466 a 625, e la perdita di gettito complessiva è quasi raddoppiata, da 54 a 105 miliardi. E ce ne è anche per le imprese. Il Def conteggia per il 2023 8,7 miliardi in più per le agevolazioni concesse per il bonus Energia e per Transizione 4.0. Altri sei miliardi sotto forma di incentivi distribuiti dalla Cassa per i servizi energetico-ambientali. Il conteggio totale fra sostegni agli investimenti e alla produzione versato alle imprese per il 2023 lo aveva fatto l'Istat la scorsa settimana, a 55,2 miliardi (in parte versati dall'Ue), in calo dai quasi 60 dell'anno prima. Un ampio serbatoio cui attingere, nell'ottica dell'uscita dagli aiuti per l'emergenza pandemica prima e da iper-inflazione energetica dopo.
Giampiero Guadagni

( 12 aprile 2024 )

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