Lunedì 25 novembre 2024, ore 7:17

Lavoro 

Ex Ilva, nuova fase 

Via libera all’accordo di co-investimento tra Arcelor Mittal Holding, Arcelor Mittal e Invitalia per l’acciaieria Ilva di Taranto. L’intesa è stata firmata dall’amministratore delegato di Invitalia, la società del ministero dell’Economia, e da Arcelor Mittal e prevede l'ingresso dello Stato attraverso la stessa Invitalia al 50% del capitale e fino al 60% a partire dal 2022, trovandosi a detenere, quindi, il controllo del gruppo siderurgico. In particolare, l’accordo prevede un aumento di capitale di AmInvest Co. Italy Spa (la società in cui Arcelor Mittal ha già investito 1,8 miliardi di euro e che è affittuaria dei rami di azienda di Ilva in amministrazione straordinaria) per 400 milioni di euro, che darà a Invitalia il 50% dei diritti di voto della società. A maggio del 2022 è programmato, poi, un secondo aumento di capitale, che sarà sottoscritto fino a 680 milioni da parte di Invitalia e fino a 70 milioni di parte di Arcelor Mittal. Al termine dell’operazione Invitalia sarà l'azionista di maggioranza con il 60% del capitale della società, avendo Arcelor Mittal il 40%. A regime saranno salvaguardati tutti i 10.700 lavoratori dell’azienda, assicura Invitalia che garantisce l'avvio del processo di decarbonizzazione dello stabilimento, con l’attivazione di un forno elettrico capace di produrre fino a 2,5 milioni di tonnellate l’anno. L’obiettivo del piano di investimenti nel Mezzogiorno d'Italia è di trasformare l’ex Ilva di Taranto nel più grande impianto di produzione di acciaio green in Europa.
”Prendiamo atto che si apre una nuova fase nella tormentata vertenza del gruppo ex-Ilva”, sottolineano in una nota congiunta la segretaria generale Cisl Furlan ed il segretario generale Fim Cisl Benaglia che aggiungono: ”La presenza dello Stato nel nuovo assetto societario del Gruppo deve tradursi in un elemento di garanzia pubblica che sia però capace di generare prospettive industriali, investimenti certi e certezze sia per la continuità occupazionale, sia per il risanamento ambientale. Soprattutto deve rappresentare sin da subito un cambio di passo sulle relazioni industriali. Per questo proponiamo nuovamente l’avvio di forme di coinvolgimento e di partecipazione attiva e continuativa dei rappresentanti dei lavoratori nella governance dell’azienda che contribuiscano alla realizzazione di tutti gli impegni che sono da tempo sul tavolo. Questo ovviamente non può prescindere dalla convocazione immediata di un tavolo unico che unisca Governo ed azienda, per avviare, finalmente la trattativa per un indispensabile accordo sindacale, necessario al rilancio dell’ex-Ilva e soprattutto per dare sicurezza ai lavoratori rispetto al loro futuro, da troppi anni incerto”. Osservano ancora Furlan e Benaglia: ”La situazione gestionale del Gruppo e la situazione della manutenzione degli impianti non ammettono ritardi. Il tavolo negoziale col sindacato dovrà affrontare tutti i temi fondamentali per il futuro del Gruppo: dal rilancio industriale ed occupazionale a quello ambientale, al cronoprogramma ed alle caratteristiche degli investimenti. Per noi restano saldi i principi che ci hanno portato alla firma dell’accordo del 6 settembre 2018 e cioè investimenti, il risanamento ambientale di Taranto e di tutti i siti del gruppo, la piena occupazione dei dipendenti sia diretti di ArcelorMittal che quelli attualmente in Amministrazione Straordinaria”.
Soddisfazione è stata espressa dai ministri dello Sviluppo economico Patuanelli e dell’Economia Gualtieri. ”L’accordo - spiegano - prevede un significativo impegno finanziario da parte dello Stato italiano e rappresenta un passo importante verso la decarbonizzazione dell’impianto di Taranto attraverso l’avvio della produzione di acciaio con processi meno inquinanti”.

( 11 dicembre 2020 )

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