Fissato per giovedì alle 15 il termine per i subemendamenti agli emendamenti del governo e dei relatori presentati alla manovra in Commissione bilancio al Senato. Le opposizioni, che ora stanno studiando le proposte di modifica dei relatori, si riservano di chiedere un allungamento dei tempi. Nel pacchetto di modifica dei relatori figurano complessivamente venti proposte. Sono infatti 17 gli emendamenti presentati alla legge di bilancio dai relatori, che hanno firmato anche 3 subemendamenti. I testi si aggiungono ai quattro emendamenti depositati nei giorni scorsi dal Governo in materia di pensioni di medici, infermieri e lavoratori pubblici, fondi per l'integrazione degli stipendi delle forze armate e delle forze dell'ordine, rimodulazione del finanziamento del Ponte sullo Stretto. L’emendamento del Governo sottrae 2,3 miliardi di euro ai fondi di sviluppo e coesione (Fsc) per alleggerire il conto dello Stato senza toccare lo stanziamento complessivo di 11,6 miliardi. La maggior parte delle risorse (1,6 miliardi) verranno dalla quota di fondi Fsc di Sicilia e Calabria, mentre 718 milioni saranno presi dalla quota dell'amministrazione centrale. Una ripartizione che fa sollevare le opposizioni, con il Pd che denuncia lo ”scippo dei fondi di coesione”. Previsto poi un fondo presso il Mef di 8,4 milioni di euro per il 2024 per interventi urgenti di riqualificazione, ristrutturazione e ampliamento di strutture pubbliche finalizzati al riequilibrio socio-economico e allo sviluppo dei territori. Nello stesso emendamento viene previsto un fondo presso il Ministero dell'istruzione di 400.000 euro per il 2024 per promuovere la formazione in sicurezza stradale nelle scuole. In arrivo 6,8 milioni di euro per ogni anno dal 2024, 2025 e 2026 per gli interventi di messa in sicurezza del territorio e in sostegno alle aree colpite da calamità naturali. Il fondo, che farà capo al ministero per la Protezione civile e le politiche del mare, sarà coperto con le risorse equivalenti tagliate dal Fondo per le esigenze indifferibili che si manifestano nel corso di gestione che precedentemente era stato aumentato di 100 milioni e ora ridotto a 93,2 milioni per ognuno dei tre anni. Inoltre viene quasi raddoppiato nel 2024 il Fondo unico per l'inclusione delle persone con disabilità. Secondo quanto prevede uno degli emendamenti dei relatori alla manovra, le risorse per il prossimo anno, inizialmente fissate a 231.807.485 euro, vengono portate a 552.207.485 euro. A decorrere dal 2025 la cifra tornerà a 231.807.485 euro. Ma è sempre il Superbonus a dominare il dibattito. Il tentativo di sfondamento di Forza Italia, arginato dal ministro dell'Economia Giorgetti, non chiude la partita. Per adesso sbarra soltanto una strada, quella della proroga dei termini: il 31 dicembre è l'ultimo giorno utile per produrre fatture rimborsabili al 110%. Dal 1 gennaio, i lavori saranno rimborsati al 70%. Ma dato che le fatture sono rimborsate in blocco solo ad ogni Stato avanzamento lavori superato, i lavori effettuati negli ultimi mesi del 2023 che non raggiungono la soglia di uno dei tre Sal previsti (30%-30%-40%) rischiano di non rientrare nel 110%. Per aiutare questi condomini si pensa ad un’altra ipotesi, cioè una soglia Sal flessibile (o straordinaria) che copra tutti i lavori degli ultimi mesi dell'anno. ”Secondo me è una cosa che va fatta, continueremo a parlarne, c'è anche il Milleproroghe”, ha detto il vicepremier Tajani, spiegando di voler intervenire per chi è già al 70% dei lavori. Alla Camera è ormai scattato l’allarme sui tempi ridottissimi per il confronto. La premier Meloni si fa garante del rispetto delle prerogative del Parlamento e sollecita tutti a fare in fretta. Per la maggioranza è realistico il via libera definitivo entro il 29 dicembre. Due le ipotesi esaminate: una per concludere i lavori prima di Natale, se il Senato dà l'ok entro il 19; l'altra è arrivare in commissione alla Camera prima del 25 e chiudere tra 27 e 30 dicembre. L'impegno a ratificare il Mes è stato preso dal governo Conte ”senza mandato parlamentare, un giorno dopo essersi dimesso, quando era in carica solo per gli affari correnti, senza che ne avesse il potere, senza dirlo agli italiani, e con il favore delle tenebre”. È arrivato martedì sera nella replica alla Camera, dopo il dibattito sulle comunicazioni in vista del Consiglio europeo, l'attacco frontale di Giorgia Meloni al leader M5S. Parole che hanno ovviamente scatenato la reazione dei pentastellati. Conte, intervenendo in Aula, respinge al mittente le parole di Meloni: "Il Mes è stato introdotto in Italia nell'agosto 2011, governo Berlusconi 4, ministro della gioventù Giorgia Meloni”. Scontro politico a parte, Meloni ha dedicato ampio spazio delle sue comunicazioni alla riforma del Patto di Stabilità. L’Italia ”lavora da mesi in condizioni negoziali non semplici per bilanciare l'elemento della solidità dei bilanci nazionali e sostenibilità dei loro debiti pubblici, con l'imprescindibile elemento della crescita e del sostegno agli investimenti”. E il Paese, rivendica, ”è ancora in partita perché tutti a Bruxelles hanno capito che la posizione del governo non si basa sul classico 'tiriamo a campare' ma su una politica di bilancio seria e rigorosa”. Dunque l'Italia ”non chiede una modifica delle regole per poter spendere senza freni" ma perché "il contesto in cui ci troviamo è ancora un contesto eccezionale e sono quindi necessarie regole adeguate”. La strada però è ancora in salita, con posizioni molto distanti, e allora il sì di Roma non è scontato. ”L'unica cosa che non sono disposta a fare - ribadisce Meloni - è dare il mio assenso a una riforma del Patto che non questo governo ma nessun Governo italiano potrebbe in futuro rispettare”. Nella a replica della premier anche uno 'scivolone', poi corretto, su Mario Draghi. In Aula, Meloni sottolinea infatti che ”si è dato grande rilievo al fatto che del mio predecessore c'era una foto in treno verso Kiev. Mi pare chiaro che la politica estera per qualcuno erano fotografie anche quando non si portava a casa niente”. Parole che l'opposizione stigmatizza, tanto che la presidente del Consiglio è costretta a precisare: ”Non è un attacco a Draghi ma al Pd che come al solito pensa che tutto il lavoro che il presidente del Consiglio Draghi ha fatto si riassuma nella fotografia con Francia e Germania”
Giampiero Guadagni