Con l’avvicinarsi della scadenza del 27 settembre, giorno in cui sarà presentata la nota di aggiornamento del Def, si fa sempre più teso il confronto all’interno del Governo sulle priorità della manovra. Il ministro dell’Economia Tria, comprensibilmente irritato per le parole del vicepremier Di Maio, ribadisce l’intenzione di rispettare gli impegni con la Ue. Gli zero virgola - il massimo sul quale si può discutere nello scostamento del rapporto tra deficit e pil - non sono sufficienti per fare quello che chiede Di Maio: finanziare il reddito di cittadinanza a 780 euro al mese per 5 milioni di persone.
Tria propone al M5s di aggiungere un miliardo ai fondi per finanziare il reddito di inclusione varato dai governi Pd. Mentre il sottosegretario leghista Giorgetti sostiene che, a risorse risicate, si può puntare tutto sulle pensioni (con quota 100) che sono tema comune a M5s e Lega.
Il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, pressato dalla sua base sempre più insofferente, dice apertamente: se non arriveranno risorse per pensioni e reddito di cittadinanza già nel 2019, è in gioco la tenuta stessa del governo. Di Maio nega di aver chiesto le dimissioni di Tria. E assicura: ho piena fiducia nel ministro dell’Economia per quello che sta facendo e ho piena fiducia nel gioco di squadra. Ma le sue parole di martedì: ”un ministro serio deve trovare le risorse”, suonano come un avvertimento. E dalla Cina Di Maio ha sottolineato: ”Flat tax, reddito di cittadinanza e superamento della legge Fornero saranno nella legge di Bilancio”. Con quali coperture? ”Si attinge ad un po’ di deficit per poi far rientrare il debito l’anno dopo o tra due anni, tenendo i conti in ordine e senza alcuna manovra distruttiva dell’economia”.
Il premier Conte prova una difficile mediazione. E incontrando i capigruppo M5S fa sapere: ”Abbiamo ragionato anche della necessità che la riforma del reddito di cittadinanza che sarà inserita nella manovra economica abbia un impatto significativo sul piano sociale, in modo da alleviare la condizione di tutti coloro che vivono in condizione di povertà assoluta”.
A difesa di Tria scendono in campo le opposizioni. Afferma l’azzurra Gelmini: ”Un ministro serio non confonde il Ministero dell’Economia per un bancomat, il Mef è la cassaforte degli italiani, dei risparmi, della fiducia, del futuro del Paese”.
E per Patriarca, Pd, ”Di Maio gioca col fuoco e rischia di far saltare i conti dello Stato. Tria non sta al gioco di Di Maio e allora viene emarginato, gli viene detto che deve trovare i soldi, come se questi si fabbricassero. Di Maio sta facendo finire il Paese sull'orlo del baratro”.