Ma nella delega fiscale ci sono i pilastri di una riforma che mira a ridurre le aliquote Irpef a partire dai redditi medio-bassi, confermare le cedolari, introdurre il cashback fiscale (con priorità alle spese socio-sanitarie), a superare l'Irap e razionalizzare l’Iva. Tutto, però, resterà sulla carta senza i decreti attuativi: c'è tempo 18 mesi dopo l'approvazione definitiva del Parlamento.
In commissione è stato aggiunto anche che la revisione dell'Iva dovrà tenere conto dell'impatto ambientale dei prodotti. La semplificazione dell'Iva punta anche a contrastare l'evasione, missione per cui si introduce l'uso dell'intelligenza artificiale, il pieno utilizzo dei dati della fatturazione elettronica e il rafforzamento del regime di adempimento collaborativo. Nel secondo dei 10 articoli è saltato il riferimento al modello fiscale duale (un'aliquota proporzionale per i redditi da capitale e l'Irpef progressiva su quelli da lavoro). Di conseguenza sono confermate flat tax (con scivolo di due anni per chi sfora i 65mila euro e rientra nel regime ordinario, e una quota del gettito destinata a Comuni e Regioni), cedolari secche e aliquote agevolate. E vengono armonizzate le tasse sul risparmio, facendo rientrare plusvalenze e minusvalenze su titoli o dividendi nella stessa categoria fiscale dei redditi da capitale. Queste novità sono passate senza il voto di Leu, secondo cui sono in contrasto con il principio di equità orizzontale affermato nel primo articolo. La riforma si spinge poi per il superamento dell'Irap con priorità a società di persone, studi associati e società tra professionisti. Sulla codificazione della materia tributaria, la delega stabilisce infine di evitare inutili rinvii fra norme e prevede un monitoraggio periodico della legislazione.
Critici i sindacati. Il testo della delega ”scaturito da un compromesso assai riduttivo tra le forze politiche, rischia di produrre un confuso sistema fiscale privo di una logica d’insieme e con troppe eccezioni”, affermano in una dichiarazione congiunta la vicesegretaria generale della Cgil Fracassi, e i segretari confederali di Cisl e Uil Romani e Proietti. In particolare ”oltre a non ampliare le basi imponibili, non si è voluto tassare in progressività il reddito da lavoro autonomo attualmente in flat tax, continuando così a tenere in piedi un’iniqua diversità di trattamento con i redditi da lavoro dipendente e da pensione, nonostante l’auspicabile riferimento ad alleggerire il carico fiscale anche di questi ultimi. Né si è intervenuti nella giungla di aliquote sulle rendite finanziarie e immobiliari”.
Infine, aggiungono i tre dirigenti sindacali, ”si insiste sul superamento dell’Irap, il cui gettito, necessario a sostenere il Servizio Sanitario Nazionale, non viene sostituito da un’imposta analoga e finirà quindi per pesare sull’intero bilancio, che in gran parte è finanziato da lavoratori e pensionati. Si complica poi ulteriormente la riforma dei valori catastali – richiesta più volte dall’Europa – mantenendo lo stato di inerzia ultradecennale che determina l’attuale situazione nella quale i valori catastali sono del tutto disallineati dalla realtà”. Per Cgil Cisl e Uil un elemento positivo che va rapidamente attuato nel decreto delegato ”è la previsione dell’incrocio delle banche-dati ai fini antievasione, nella consapevolezza che il contrasto all’evasione fiscale dovrebbe esser perseguito nella delega e nell’azione quotidiana con maggior forza e come battaglia epocale per reperire risorse e ristabilire legalità. Per quanto significativo, si tratta, però, solo di un primo passo, è infatti necessario rafforzare tutti gli strumenti di contrasto all’evasione fiscale e contributiva che costituisce il primo e principale vulnus alla stabilità di bilancio e alla crescita economica”. Cgil, Cisl e Uil ”continueranno a lavorare affinché possano essere introdotti miglioramenti al testo della delega in Senato e, soprattutto, chiedono che vi sia un pieno coinvolgimento dei Sindacati da parte del Governo nel processo di costruzione dei decreti delegati. Il Paese non può prescindere da un’equa e giusta riforma fiscale che contribuisca alla sua rinascita”.
Giampiero Guadagni