Su tutto pesa l’incertezza legata alla guerra in corso. E lo slittamento del Def serve anche a stemperare le polemiche politiche sulle spese militari. Sull’aumento al 2% del Pil Draghi ottiene il sostegno di Mattarella dopo un colloquio al Colle. E forte anche di questo asse, il premier ha chiarito che non ci si può sottrarre agli impegni con la Nato, pena il venir meno del patto che tiene in piedi la maggioranza. Un messaggio forte, indirizzato soprattutto al M5S e al suo leader Conte con il quale Draghi martedì sera ha avuto un lungo e teso faccia a faccia. Lo scontro è deflagrato nelle commissioni dove l’Esecutivo ha accolto l’ordine del giorno di Fratelli d’Italia sul raggiungimento della soglia del 2% per la difesa, quindi non votato. Sfumata la possibilità di un accordo tra i partiti di maggioranza, il Governo pone la fiducia sul dl Ucraina in Senato.
Intanto Cgil, Cisl, Uil tornano a chiedere un incontro al Governo per discutere di previdenza prima della definizione del Def, dopo gli utili confronti tecnici. Il Governo, affermano i sindacati, ”deve rispondere con chiarezza alle questioni poste in merito all'adeguatezza delle future pensioni dei giovani, alla valorizzazione della maternità e del lavoro di cura e delle donne ai fini previdenziali, alla necessaria flessibilità di accesso alla pensione che riallinei l'Italia alla media dei Paesi europei e sul rilancio della previdenza complementare. Consapevoli della grave crisi internazionale è però necessario che il Governo trovi il tempo per dare una risposta a milioni di lavoratrici e lavoratori”.
Giampiero Guadagni