Venerdì 22 novembre 2024, ore 19:21

Pnrr 

Cronoprogramma rispettato. Ma spesa solo la metà dei fondi 

L'Italia accelera sul Pnrr e, in attesa di incassare i 10,5 miliardi della quinta rata, guarda già alle successive. Alla fine del 2023 il nostro Paese ha speso circa la metà dei fondi finora erogati dall'Ue: 46,65 miliardi su 102,5. Ma ora il ritmo della spesa accelererà, sottolinea il Ministro competente Fitto. Le prossime sfide sono 39 obiettivi e traguardi associati alla sesta rata, che ammonta a 9,6 miliardi di euro; 74 obiettivi e traguardi legati alla settima tranche, pari a 19,6 miliardi. Lo scorso anno sono stati spesi 21,1 miliardi contro i 40,9 indicati l’anno precedente nella Nadef, ma Fitto fa osservare come sia stato superato lo step della progettazione e delle gare di appalto, quindi ”siamo di fatto nella fase di realizzazione di tutti gli interventi”. Secondo il Ministro a far correre la spesa contribuirà anche la revisione del piano. Lo stato dell’arte non mette d'accordo tutti. Critiche le opposizioni. Parla invece di ”spesa molto positiva” il presidente dell'Anci e sindaco di Bari Decaro, che rivendica il ruolo dei Comuni e torna a chiedere di trovare nel nuovo decreto le risorse per sostituire i 10 miliardi che sono stati spostati sul Repower.
”Il rispetto del cronoprogramma previsto dal Pnrr è positivo”, afferma il segretario confederale della Cisl Ganga. "Questo significa innanzitutto che sono stati raggiunti gli obiettivi previsti, con risultati che ci pongono ai primi posti tra i Paesi della Ue per le performance realizzative. Inoltre ciò ci ha consentito di procedere con le richieste di pagamento dei finanziamenti, che la Cisl considera leva fondamentale per la crescita, lo sviluppo e l'occupazione nel nostro Paese, in quanto possono contribuire significativamente all'incremento percentuale del Pil”. Purtroppo ”meno confortanti appaiono i dati relativi alla effettiva spendita delle risorse ottenute (sotto il 50%). In questo senso - prosegue Ganga - la Cisl continua a sollecitare il Governo per procedere sulla via di un'attuazione fortemente partecipata dei progetti e delle riforme del Pnrr e per la messa a terra degli investimenti che veda il pieno coinvolgimento delle forze sociali sia a livello nazionale, implementando l'interlocuzione in sede di cabina di regia ma anche con le singole amministrazioni a livello territoriale favorendo la sinergica collaborazione fra forze sociali, Regioni, Anci, Upi”.
Da Palermo il leader della Cisl Sbarra ribadisce la richiesta che ”per il Mezzogiorno venga garantita la riserva del 40% per gli investimenti, che si semplifichino le procedure burocratiche amministrative per mettere a terra gli investimenti e per trasformare i progetti in cantieri e i cantieri in occupazione. E che la filiera degli rinvenimenti sia collegata a principi di legalità e trasparenza”. Il Pnrr oggi ”è lo strumento principe che ci può aiutare ad attivare investimenti per rilanciare crescita, occupazione e sviluppo e soprattutto per unire questo Paese. Il Nord deve collegarsi al Sud e il Sud deve recuperare i divari di crescita con il resto del Paese. Una sfida anche per le classi dirigenti del Mezzogiorno. Quindi lavoriamo insieme senza pregiudizi”. Ad esempio sul Ponte sullo Stretto (”costruendo le condizioni perché attraverso questa grande opera possano moltiplicarsi interventi di adeguamento infrastrutturali in Sicilia e in Calabria”). Così come sul tema dell’autonomia differenziata. ”Qualunque deve rafforzare la coesione e l’unità della nazione. Prima di avviare qualsiasi percorso di conferimento di nuovi poteri dallo Stato alle Regioni, occorre definire e finanziare i livelli essenziali delle prestazioni. Ad ogni latitudine del Paese bisogna garantire i diritti di cittadinanza: sanità, scuola, trasporti, infrastrutture, energia, previdenza. E poi bisogna costruire un fondo di perequazione fiscale che aiuti le regioni in difficoltà. Ed è necessario superare il criterio della spesa storica per misurasi sui fabbisogni standard”. Questa riforma ”va ancorata al principio della partecipazione non solo in Parlamento ma anche nel rapporto con le regioni e soprattutto con le organizzazioni sindacali, per evitare fughe in avanti e soluzioni pasticciate che possono spaccare il Paese”.
Giampiero Guadagni

( 23 febbraio 2024 )

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