Il settore delle costruzioni fatica a risalire la china: la produzione - nonostante il quarto trimestre del 2015 abbia evidenziato una crescita dell’1,2% rispetto al trimestre precedente - nel corso del 2015 ha infatti registrato una diminuzione dell’1,9% rispetto al 2014. E' quanto emerge dai dati diffusi oggi dall'Istat. A dicembre, invece, l'indice vede un calo dello 0,6% rispetto a novembre e un aumento dello 0,6% rispetto a dicembre 2014 (nei dati corretti per gli effetti di calendario: i giorni lavorativi sono stati 21 contro i 20 di dicembre 2014). A dicembre l'indice grezzo ha segnato un aumento tendenziale del 4,2% rispetto allo stesso mese del 2014. In media d'anno, nel 2015 l'indice è sceso dell'1,0% nei confronti dell'anno precedente. Insomma, la crisi si è allentata ma non abbastanza da impedire nuovi e più pesanti scossoni ad un settore che ha pagato anche più di altri la caduta economica degli ultimi anni, con imprese che hanno chiuso i battenti e centinaia di migliaia di lavoratori lasciati a casa. L’Ance, che giusto stamane ha rinnovato la fiducia al presidente De Albertis ed alla sua squadra, ora spera in una svolta. Le previsioni fatte dai costruttori appena pochi giorni fa stimano un aumento dell’1% in termini reali degli investimenti in costruzioni, idoneo ad interrompere il trend negativo in atto dal nefasto 2008. Un’inversione di tendenza che dovrebbe essere sostenuta dal prolungamento della crescita del comparto della riqualificazione del patrimonio abitativo, dal cambio di segno nelle opere pubbliche, dopo un decennio di forti cali, e da un’attenuazione della caduta dei livelli produttivi nella nuova edilizia abitativa e nel non residenziale privato. Chiaramente un nuovo ciclo edilizio che sarà incentrato sull’ambito della rigenerazione urbana. Il settore delle costruzioni dovrà convergere su un nuovo ciclo industriale cogliendo i tanti segnali positivi già esistenti, con l’obiettivo finale di ricominciare a creare lavoro. Che è quanto tutti, e soprattutto il sindacato, auspicano.