Il decreto Pnrr prevede ”maggiori oneri per 3,7 miliardi nel primo anno che crescono a poco meno di 5 miliardi nel 2025 e a 3,5 nell'anno terminale. Si tratta in larga prevalenza di maggiori spese in conto capitale (+3,7 miliardi nel 2024, poco meno di 4,9 nel 2025), mentre sono circa 17 milioni le minori entrate che crescono a 50 milioni nel successivo biennio. Per far fronte a tali fabbisogni si ricorre a minori spese in conto capitale per oltre 3,7 miliardi nel primo anno che crescono a poco meno di 5 nel 2025. Sono pari a circa 83 milioni annui i risparmi di spesa corrente". Per quanto riguarda in particolare le misure a copertura, la Corte rileva un ampio ventaglio di misure, con il maggior contributo che viene dalla riduzione dei fondi destinati al Fondo per lo sviluppo e la coesione (4,8 miliardi), prevalentemente riferiti alla programmazione 21-27, di cui 770 milioni nel 2024, 2,7 nel 2025 e 1,4 nel 2026.
Alla Corte dei Conti replica la premier Meloni in occasione del dibattito alla Camera sulle sue comunicazioni alla vigilia del vertice dei leader europei a Bruxelles. ”La dotazione del Pnrr per la sanità era di 15 miliardi e 625 milioni, dopo la revisione le risorse sono 15 miliardi e 625 milioni, cui si aggiungono 500 milioni per l'incremento dei costi delle materie prime. Le risorse non sono state tagliate”. La presidente del Consiglio stigmatizza chi in Italia lavora perché l'Europa non paghi la rata del Pnrr per poter dire che il governo. E conclude: ”L'Europa dice che siamo la prima nazione nella realizzazione del Pnrr, questi sono i fatti. Sull'attuazione del Pnrr ”stiamo andando avanti cercando di fare il nostro meglio pur con una situazione ereditata non esattamente perfetta: andiamo avanti bene, confido tutti diano una mano per un progetto importante per l'Italia”.
Giampiero Guadagni