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Manovra

Continua l’accerchiamento su Tria

La partita sulla manovra è appena iniziata e il movimento Cinquestelle mette in campo una marcatura molto pesante sul ministro Giovanni Tria. La contesa riguarda le risorse da destinare al reddito di cittadinanza.

Prima Luigi Di Maio, avverte del ”grave problema” che si aprirebbe nel governo qualora ci fosse un freno alla misura di bandiera del M5s. Poi fonti del movimento confermano che se il ministro Tria non è in grado di garantire in manovra i fondi per far partire il reddito di cittadinanza a maggio 2019, i pentastellati ne chiederanno le dimissioni. Infine, ieri, il ministro Barbara Lezzi fa sapere che il Movimento non transigerà sul reddito di cittadinanza: ”Non si tratta di far saltare il ministro dell’Economia, ma se dovesse saltare il reddito di cittadinanza - ribadisce Lezzi - il Governo avrebbe dei problemi”.

Insomma, un vero e proprio accerchiamento che spinge il presidente della Commissione Finanze del Senato Alberto Bagnai a sottolineare che le misure che entreranno nella legge di bilancio verranno decise ”insieme sotto la regia” del premier Giuseppe Conte con i vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio ”e lì si troverà la sintesi”.

Perciò occorre trovare un punto di equilibrio che non terremoti quotidianamente il Governo per evitare che i mercati percepiscano smottamenti allarmanti e reagiscano di conseguenza facendo innalzare lo spread (che Tria cerca di tenere sotto controllo con continue rassicurazione sul tetto del 3%) che poi si riflette negativamente sui conti rendendo ancora più complessa la realizzazione della misura cara ai pentastellati.

Le parti sociali invece guardano oltre: "La legge di bilancio può diventare uno strumento importante per rilanciare la crescita”, dice la segretaria generale della Cisl Annamaria Furlan. ”Non c'è dubbio - aggiunge - che molti dei temi sul tappeto siano condivisibili, ma le priorità più importanti sono crescita e lavoro".

( 13 settembre 2018 )

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