Una proposta contesta dai sindacati e non solo. Sottolinea il segretario generale della Cisl Sbarra: ”Diciamo con chiarezza no ai colpi di mano. Sbloccare i cantieri, accelerare le procedure e favorire gli investimenti del Recovery plan non può e non deve avvenire attraverso la sospensione delle norme sulla legalità, la garanzia di qualità delle opere, la trasparenza e la sicurezza degli appalti”. Il sindacato ha espresso nei giorni scorsi al ministro Giovannini la disponibilità ad un confronto serio sulle modalità per semplificare le procedure e gli iter autorizzativi degli appalti, in questi anni diventate più complesse per un aggrovigliarsi di norme, generando ritardi e incertezze nella realizzazione delle opere pubbliche e delle necessarie infrastrutture. Ma la giusta esigenza di velocizzare e semplificare, osserva Sbarra, ”non può significare mettere in discussione norme consolidate contro il dumping contrattuale e l’utilizzo selvaggio del sub appalto, a tutela della trasparenza delle procedure, della qualità delle opere da realizzare e della salute e sicurezza dei lavoratori”.
In campo anche i sindacati delle costruzioni che dicono no alla sospensione delle regole e nel caso pronti alla mobilitazione. ”Il sindacato è il più interessato affinché si spendano presto e bene le risorse del Recovery fund, creando più occupazione, con più qualità e più sicurezza, al servizio della coesione e della competitività del Paese. Ma non siamo disponibili a destrutturazioni delle regole e delle tutele, come di fatto ha proposto l’Antitrust”, dichiarano in una nota i segretari generali di Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil, Panzarella, Turri e Genovesi. Che ricordano: con il decreto semplificazioni e con la legge 120/2020 ”il Parlamento ha confermato l’impianto generale del Codice degli appalti pubblici, che costituisce il fronte più avanzato per la corretta esecuzione dell'opera, e si è concentrato su specifici interventi per accelerare le opere pubbliche, con deroghe mirate, interventi sulla responsabilità dei dirigenti e con paletti chiari e condivisi su rispetto dei contratti, salute e sicurezza, subappalti, legalità, riconoscendo un ruolo importante ai sindacati, tanto da giungere a sottoscrivere le intese dell’11 dicembre e del 22 gennaio scorso”.
Anche l’Autorità nazionale anticorruzione si schiera contro la proposta Antitrust. Afferma il presidente dell’Anac Busia: ”Non possiamo immaginare una semplice sospensione, totale e immediata, del Codice degli appalti e il ricorso alle sole direttive europee per l'utilizzo dei fondi Next Generation EU. Anzi, tale scelta, lungi dal portare un’accelerazione, rischierebbe di bloccare le gare per l’improvvisa assenza di riferimenti certi”.
Giampiero Guadagni