La guerra gela le prospettive di crescita, gli scenari - tutti foschi - restano più incerti che mai e non è il momento di lanciarsi in grandi spese in deficit. Presentando il secondo Def dall'avvio del Governo (approvato all'unanimità dal Consiglio dei ministri), il premier Draghi e il ministro dell'Economia Franco assicurano 5 miliardi di nuovi aiuti subito per famiglie e imprese e invitano i Ministri a restare prudenti, garantendo comunque che c'è la “disponibilità totale” a fare “tutto il necessario per aiutare famiglie e imprese”. Insomma, per ora niente scostamento di bilancio. Se dovessero servire altre risorse “le troveremo come abbiamo fatto finora”, si limita a dire il ministro dell'Economia, annunciando che nel frattempo è stato prorogato di 10 giorni, fino al 2 maggio, il taglio da 25 centesimi delle accise su benzina e gasolio.
Nella conferenza stampa di mercoledì sera, seguita al Cdm, Draghi ha chiesto unità e governabilità ad una maggioranza spesso litigiosa: l'unico modo per consentire all'Esecutivo di affrontare le due principali sfide all'orizzonte: le ripercussioni della guerra in Ucraina, con le emergenze sociali ed economiche che si porta dietro; e il Pnrr con le riforme ancora da terminare.
Il presidente del Consiglio, quindi, dà una sferzata anche al dibattito in corso sulle sanzioni alla Russia, su cui l'Italia, ribadisce, è completamente allineata alle decisioni di Bruxelles: “Preferiamo la pace o il condizionatore acceso d'estate?”
Bollette e carburanti restano dunque al centro del confronto, anche se bisognerà valutare l'andamento dei prezzi. In prospettiva dovrebbero rimanere alti ma rientrare dal boom di questi mesi, a meno che non si verifichi uno degli scenari avversi con il blocco delle forniture che porterebbe a un tracollo del Pil - sostenuto in gran parte peraltro dall'effetto trascinamento della perfomance da record del 2021 - di più di due punti, nella versione peggiore fino a un risicato +0,6%. Nell'elenco delle nuove misure entra anche il caro-materie prime, che zavorra le imprese e rischia di fermare gli appalti, compresi quelli del Pnrr. E poi, sfruttando il nuovo allentamento degli aiuti di Stato modello Covid, ci saranno nuove risorse per le garanzie sul credito, ma anche nuove tranche di aiuti per gestire l'accoglienza dei profughi. Lo spazio per queste politiche "espansive", spiega Franco, viene proprio da una gestione "prudente" dei conti pubblici, forti anche delle entrate che continuano ad andare meglio del previsto: il nuovo decreto, anzi, darà una spinta al Pil dello 0,2%, portando la crescita programmata per il 2022 al 3,1% rispetto al 2,9% tendenziale. Certo si tratta di una previsione quasi dimezzata rispetto alla stima del 4,7% della Nadef. In questo quadro il debito, al 150,8% nel 2021 per effetto della revisione del Pil nominale effettuata dall'Istat, scenderà di 4 punti nel 2022 (al 146,8%) per continuare il suo percorso in calo in tutto il periodo fino al 141,2% del 2025. Nel frattempo non si è toccato "il percorso dell'indebitamento", sottolinea ancora Franco. Il titolare di via XX settembre anche ai ministri nella cabina di regia che ha preparato il Consiglio dei ministri ha ribadito che non è il caso di alzare il deficit - rimasto fissato al 5,6% nel 2022 - anche perché a risentirne sarebbe lo spread, già in tensione nelle ultime settimane.
E d’altra parte ieri l’Istat ha fatto sapere che nel 2021 la ripresa non è stata sufficiente a riportare il sistema ai livelli pre-crisi: il valore aggiunto si è mantenuto per circa 20,6 miliardi al di sotto del risultato del 2019. E sotto i livelli pre-crisi è rimasto anche il potere d'acquisto delle famiglie. L’aumento dei consumi ha ridotto la propensione al risparmio.
Cinque miliardi sono insufficienti, hanno detto Cgil Cisl e Uil nell'incontro di due ore con Draghi a Palazzo Chigi. I sindacati hanno posto all’attenzione del Governo le loro priorità: perdita del potere di acquisto di salari e pensioni, costi dell’energia, precari, riforma pensioni, riforma fiscale, moratoria dei mutui, blocco degli sfratti, aumento dei bonus per le bollette.
Il Governo ha convocato i sindacati il giorno dopo il varo del Def perché, ha spiegato Draghi, il documento è puramente descrittivo e di scenario, che giusto in premessa fa qualche traduzione su possibili misure. La cosa importante è che l’Esecutivo intende discutere ed entrare nel merito delle questioni insieme con le parti sociali. Draghi ha allora proposto un formato di dialogo permanente e abituale con i sindacati per affrontare i prossimi complicati mesi. La premessa è che la sensazione del disagio sociale sta diventando sempre più marcata. Per questo propone un patto, che è un metodo di lavoro. In questo contesto, Governo, sindacati e associazioni datoriali si incontreranno dopo Pasqua, presumibilmente prima del 25 aprile, per discutere sulla crisi economica derivante dalla guerra in Ucraina.
”Siamo interessati al confronto - dice Pierpaolo Bombardieri, segretario generale della Uil - e ci misureremo sul metodo. Noi, ad esempio, chiediamo di ridurre il cuneo fiscale a vantaggio dei lavoratori”. Spiega Bombardieri: ”Abbiamo chiesto a Draghi di chiedere in Europa che ci sia di nuovo un'emissione di bond europei per rifinanziare un programma. Draghi ha condiviso la nostra proposta, ne parlerà nel consiglio di Bruxelles a maggio. Siamo anche per lo scostamento di bilancio”.
Conferma il leader della Cgil Landini: ”Lo scostamento serve, siamo in un’emergenza sociale”. Landini chiede poi ”un prelievo di solidarietà dell’1% per i patrimoni sopra 1,2 milioni. Darebbe un gettito di 6 miliardi a tutela dei redditi più bassi”.
La Cisl, con i segretari confederali Ganga e Romani (assente per motivi di salute il segretario generale Sbarra), ritiene che risorse ulteriori rispetto ai 5 miliardi indicati nel Def si possono trovare ”oltre che da uno scostamento di bilancio, da una maggior tassazione degli extra profitti perché il 10% è poco; e dal recupero dell’Iva nominale perché l’amento dei prezzi genera un maggiore gettito Iva”. La Cisl approva l’idea di costruire un Patto sociale ”ma dobbiamo vedere i contenuti, il merito. Si deve partire come nel '92-93 dalla condivisione degli obiettivi sul Paese che vogliamo costruire”.
Sottolinea Romani: ”Il confronto può essere articolato anche con tavoli tecnici per approfondire singole questioni”. Si tratta di fare ”nuove politiche industriali, di formazione, di arrestare il precariato, senza privare il Paese della necessaria flessibilità, di investire le risorse del Pnrr”; occorre inoltre ”riattivare il tavolo sulle pensioni”.
Da parte sua il ministro del Lavoro Orlando, presente all’incontro, ha ribadito che ”il dialogo sociale proseguirà su tutti i temi che avevamo aperto: pensioni, precarietà, salari, misure sociali, naturalmente la gerarchia di questi temi dopo la guerra è cambiata”. Per Orlando la priorità ”è l’adeguamento dei salari alla ripresa dell’inflazione”.
Giampiero Guadagni