La platea dei possibili beneficiari del reddito di cittadinanza potrebbe essere molto inferiore alle stime iniziali del governo. È quanto emerge dalle audizioni di Istat e Inps in commissione Lavoro del Senato. Secondo l’Istituto di statistica Il reddito di cittadinanza potrebbe interessare 1,308 milioni di famiglie e 2,706 milioni di individui con un importo annuo medio per famiglia pari a 5mila 45 euro, corrispondenti al 66,7% del reddito familiare, e un costo totale pari a 6,6 miliardi di euro su base annua.
Forti perplessità sul provvedimento sono state espresse anche da Caritas, mondo del volontariato, Terzo Settore e Corte dei Conti.
Oggi anche l’audizione di Cgil Cisl Uil. Sul reddito di cittadinanza ”si sono generate forti aspettative nella popolazione”, hanno osservato i segretari confederali Sacchetti, Ganga e Proietti. ”Riconosciamo l’importante stanziamento di risorse previsto, ma una sola misura non è in grado di ottenere efficacemente lo scopo di contrastare la povertà e di garantire il diritto al lavoro”. Cgil, Cisl e Uil rilevano che ”il reddito di cittadinanza, avendo un carattere ibrido tra contrasto alla povertà e misure di politiche attive, coniuga in modo improprio la povertà come criterio di accesso e le politiche attive come interventi previsti”. Inoltre, pur avendo aumentato i limiti di reddito rispetto al Rei per accedere al benefico, preoccupa la possibilità che la misura, essendo legata alle disponibilità economiche stabilite nella Legge di Bilancio, non abbia risorse sufficienti per garantire il sostegno ai soggetti che versano in povertà assoluta.
Poi ci sono questi di merito che non convincono. Come le assunzioni dei circa 6mila navigator da parte di Anpal servizi con contratti di collaborazione. Una condizione che ”rischia di alimentare ulteriormente e con numeri abnormi il bacino di precari presenti in Anpal servizi, innescando una vera e propria guerra tra poveri, mettendo in concorrenza i nuovi precari con i vecchi”.
Per il contrasto alla povertà ”è fondamentale il coinvolgimento dei Comuni attraverso il servizio sociale professionale. I sindacati auspicano a questo scopo che sia ripristinata la previsione di incrementare il Fondo per la lotta alla povertà, le cui risorse residue costituiscono la quota destinata al rafforzamento del sistema integrato dei servizi sociali.
Inaccettabile poi per il profilo di incostituzionalità il requisito della residenza in Italia da almeno 10 anni, di cui gli ultimi due consecutivi: ”Troppo vincolante nei confronti dei cittadini stranieri, iniquo verso l'intera platea di soggetti in condizione di bisogno, a partire dai senza dimora, ed escludente per i possibili 'emigrati di ritorno'”.
Quanto a Quota 100 ”non sarà in grado di rispondere in modo omogeneo alle esigenze espresse da molte lavoratrici e lavoratori perché costituisce una opportunità per lavoratori con carriere continue e strutturate, ma sarà meno accessibile per i lavoratori del Centro Sud e del tutto insufficiente per le donne, per i lavoratori con carriere discontinue o occupati in particolari settori occupazionali caratterizzati da discontinuità lavorativa, come il settore agricolo o quello dell’edilizia, nei quali raramente un lavoratore raggiunge i 38 anni di contribuzione”. La reintroduzione del meccanismo delle finestre è penalizzante, in particolare per i lavoratori del settore pubblico, poiché per loro la finestra di accesso alla pensione è di 6 mesi”.
Cgil, Cisl e Uil ribadiscono infine la necessità del ”ripristino della piena rivalutazione delle pensioni per salvaguardare il valore degli assegni pensionistici come concordato nell'accordo tra governo e sindacati nel 2016”.
Il Governo deve aprire subito un tavolo di confronto con sindacati, Comuni e Regioni su reddito di cittadinanza e Quota 100. A lanciare l'appello è Luigi Sbarra, segretario generale aggiunto della Cisl, ieri a Bologna per una tavola rotonda sulle politiche economiche del Governo, anche in vista della manifestazione di Cgil Cisl Uil sabato prossimo a Roma. ”Il rallentamento dell’economia italiana è sotto gli occhi di tutti, serve un cambio di passo”, afferma Sbarra, sottolineando anche che ”i primi effetti del decreto dignità sono di segno negativo: le aziende sono in sofferenza”. La Cisl lamenta una chiusura da parte del Governo. ”Abbiamo presentato la nostra piattaforma e indicato alcune priorità, ma ancora non c’è stato alcun confronto, è inaccettabile. Il premier Conte ci aveva assicurato che avrebbe tenuto conto delle nostre richieste nella legge di bilancio, ma non lo ha fatto”.